il Giornale, 5 maggio 2019
Buffett, l’oracolo da 22 miliardi di utili
Sono state oltre 16mila le persone che si sono presentate ieri in pellegrinaggio a Omaha, in Nebraska, per la 54ma assemblea annuale degli azionisti di Berkshire Hathaway. Davanti a loro, Warren Buffett ha festeggiato la trimestrale chiusa dalla sua finanziaria con un utile netto di 21,7 miliardi di dollari e una cassa di 114 miliardi (non sono tuttavia stati registrati i risultati della travagliata recente partecipazione in Kraft Heinz). Una folla tale che Nebraska Furniture Mart, una delle società controllate e presente con uno stand nei locali attigui allo svolgimento dell’assemblea, è riuscita a vendere in un solo giorno 9,3 milioni di dollari in arredi grazie alle promozioni destinate agli azionisti. D’altro canto, le parole di Buffett, classe 1930, sono tradizionalmente oggetto di analisi minuziose alla Robert Langdon (il personaggio nato dalla penna di Dan Brown esperto in simbologia), quasi nascondessero il segreto del successo del finanziere che può contare su un patrimonio stimato in oltre 82 miliardi di dollari. Anche per questo l’attesa per l’evento era alle stelle e l’accoglienza dello stesso Buffett è stata degna di una rockstar.
L’incontro, una sorta di Woodstock per capitalisti, tra incontri sul «value investing», cocktail, occasioni di shopping (ovviamente nelle società controllate dalla finanziaria) e persino una corsa da cinque chilometri, rappresenta un’occasione unica per tastare il pensiero dell’«oracolo», del vice presidente Charlie Mungler e della prima linea della holding, sui temi più scottanti. Il fiume di domande è passato dalle criptovalute, che la leggenda vivente di Wall Street ritiene siano «scommesse spesso connesse a frodi», alla recente decisione di puntare su Amazon fino a Uber che Buffett aveva studiato un anno e mezzo fa rimanendone tuttavia fuori. Passando per gli scandali finanziari (su Wells Fargo di cui la holding detiene il 9,8%) e le strategie future.
Il mantra di Buffett? Per il guru, da sempre icona del «buy America» bisogna «focalizzarsi sugli utili operativi», «comprare attività ben gestite che posseggano caratteristiche economiche favorevoli e durevoli», «acquistare a prezzi ragionevoli» e prestare particolare attenzione alle società in grado di custodire parte degli utili in vista della crescita futura e di possibili operazioni di buyback. Al momento le sole partecipazioni di minoranza quotate in mano alla società valgono 173 miliardi di dollari rispetto ai 102 miliardi spesi per la loro acquisizione. Quanto al futuro, la promessa è quella di «mantenere Berkshire come una fortezza finanziaria e non rimanere mai a corto di liquidità».
Non manca chi ha sollevato più di un sopracciglio perché, nonostante tutto, il ritorno dei titoli della holding è inferiore a quello dell’S&P 500 (mille dollari investiti dieci anni fa nel listino Usa sarebbero lievitati oggi a 4mila, mentre se investiti in Berkshire sarebbero aumentati a 3500). Ma per gran parte degli azionisti le parole di Buffett rappresentano un atto di fede.