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 2019  maggio 05 Domenica calendario

L’aeroplanino per Superga

Prendiamola un po’ da lontano. Fino alla metà del secolo scorso lo sport più popolare in Italia era il ciclismo. I grandi dualismi, Binda e Guerra, Coppi e Bartali, le loro vittorie in Italia e fuori, e altri ancora: Gimondi-Motta, Moser-Saronni, Bugno-Chiappucci. Adesso è Nibali-X, nel senso che l’antagonista non c’è. E comunque il calcio ha effettuato il sorpasso, grazie alle tv, alle Coppe europee che ai tempi del Grande Torino non c’erano, al mutare dei gusti e delle tendenze. Per inciso, bella l’iniziativa della curva juventina nel derby, lo striscione che rendeva omaggio ai caduti di Superga. Voto 8, pieno di speranza. Era ora di ritrovare un minimo di cuore. È come fosse stato accolto l’ungarettiano “Cessate di uccidere i morti”.
Vediamo però quanto riescono a volare i colombi prima che arrivino i corvi. Venerdì sera un corvo che mimava l’aeroplano c’era. Ieri la Juve ha comunicato di averlo identificato e di aver passato i dati alla polizia. È questione di polizia, ma anche di pulizia. Brava Juve. E torniamo al ciclismo, che dopo il sorpasso ha sempre avuto un complesso d’inferiorità nei confronti del calcio, dei calciatori, della loro fama, dei loro guadagni, in rapporto alla fatica (molto minore, secondo i ciclisti).
Bene, in settimana una cosa tipica del nostro calcio s’è spostata nel ciclismo: un daspo, anzi cinque. Non c’è da esserne fieri, ma non è colpa del ciclismo. È che il calcio non basta più a richiamare i peggiori imbecilli in circolazione, così ci si rivolge ad altri sport. I cinque imbecilli, dai 20 ai 30 anni, avevano acceso fumogeni sul Berta, durante la Sanremo. Oltre al fastidio per chi pedalava e chi assisteva, anche un piccolo incendio di macchia mediterranea. Denunciati dai carabinieri di Diano Marina con un’ulteriore indagine della questura di Imperia, per un anno non potranno assistere a corse ciclistiche. Il ciclismo ci guadagna, ma gli imbecilli nello sport non sono una specialità solo nostrana. I fumogeni erano stati usati l’anno scorso sui tornanti dell’Alpe d’Huez e Nibali aveva pagato un conto fin troppo salato, cadendo.
Aproposito di cadute, parliamo di Chievo. Potevo scriverne un mese fa, oppure tra due settimane. Non cambiava nulla. Molti diranno che è finita una favola. Ci può stare. Ma anche restare in serie A per 17 stagioni su 18, per un club di limitate risorse come il Chievo, è una specie di favola, o un racconto di fantacalcio. La partenza del ds Sartori per Bergamo spiega un po’ di cose, sia per gli scivoloni del Chievo che per i voli dell’Atalanta. Un po’ ma non tutte. Credo che in estate il Chievo sia stato costruito, si fa per dire, non per retrocedere ma con la consapevolezza che si poteva retrocedere, tanto più con i punti in meno per la nota faccenda delle plusvalenze. E, antico difetto, puntando sempre sui vecchi. Pochi anni fa il Chievo ha vinto lo scudetto Primavera. Non uno di quei ragazzi è arrivato in prima squadra: sbagliato, profondamente sbagliato. E anche quest’anno quei pochi giovani in rosa sono stati lanciati troppo tardi. Ancora sbagliato. Per anni ho avuto simpatia per questa squadra come per tutte quelle povere, barchette tra gli incrociatori, e coraggiose. Splendidi i primi passi in A con Delneri. La discesa in B non dev’essere motivo di lutto ma suscitare qualche riflessione, a cominciare da Campedelli. Per ora va detto che c’è modo e modo di retrocedere. Vincere la miseria di due partite su 34 è uno scarabocchio sull’immagine del Chievo che è stato.
Varie. Titolo della settimana: non assegnato. Le frasi. Matteo Salvini: «Voglio il grembiule a scuola, un Paese migliore si costruisce con ordine e disciplina. Ma sento già chi griderà allo scandalo ed evocherà il duce». Non mi pare il caso di fargli questo favore. Ordine, comunque. Il sindaco leghista di San Giuseppe Vesuviano, Vincenzo Catapano, ha firmato un’ordinanza in cui si stabilisce che alle ore 13 di domani si chiudano sei scuole. Motivo: l’arrivo di Salvini. Che arriverà un po’ più tardi, alle 20.30, da programma. Il sindaco respinge l’accusa di essere più realista del re: «Rispetto la circolare Minniti, che impone misure di sicurezza». Ah beh, Minniti: basta la parola. Per i trafficanti libici, Minniti è un’icona, una mascotte. 
Seconda frase. Giuseppe Furino (critico con la nuova maglia della Juventus): «Nostalgico no, mica sono rincoglionito. Il passato non era meglio perché è passato, era meglio perché era meglio». 
Angolino della poesia. “Le erbe vanno in paradiso con l’animo di camomilla/ l’ultimo fiore bussa alla porta dei poveri”. È di Branko Miljkovic. “La mano/tiene la notte/per un filo/Il cielo/s’è coricato/contro le spine/Gocce di sangue battono sul muro/ e il vento della sera/esce da un petto”. È di Pierre Reverdy (traduzione di Piero Bigongiari).