la Repubblica, 5 maggio 2019
I tanti amici del professor Arata
«La settimana prossima sono all’estero», diceva al suo socio occulto, Vito Nicastri, il “re” dell’eolico vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro. Il professore Paolo Arata, il consulente per l’energia di Matteo Salvini, viaggiava spesso in cerca di investimenti e capitali. Nel suo computer, oggi sotto sequestro, gli investigatori della Dia hanno trovato decine di contatti con manager di aziende straniere che si occupano di energia e ambiente. E anche su questo si indaga fra Palermo e Roma: a caccia dei finanziamenti che potrebbero aver alimentato l’entourage di Messina Denaro, ma soprattutto a caccia della mazzetta che sarebbe finita al sottosegretario Armando Siri, per sistemare un emendamento.
La svolta
Di sicuro, Paolo Francesco Arata, genovese classe 1950, è uomo di grandi relazioni, facilitate anche dalla vicinanza ad ambienti vaticani: il momento della svolta è il 1996, dopo due anni da deputato di Forza Italia (eletto in Toscana col proporzionale) l’ex commissario per la mucillagine in Adriatico (nominato dal ministro socialista Giorgio Ruffolo) si trasforma in advisor di importanti società del settore energia che operano in Sud America, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Una scalata improvvisa che sorprende molti, visto che fino a quel momento il biologo Arata, esperto in immersioni, aveva nel curriculum solo incarichi da ricercatore: all’Enel, per studiare l’impatto sull’ambiente delle centrali nucleari; al Consiglio nazionale delle ricerche e all’Eurocean di Montecarlo (che si occupa di sviluppo delle tecnologie). Per sedici anni, poi, Arata era stato direttore dell’Icram, istituto di ricerche marine, un incarico – in area partito socialista – che era già un indizio delle sue capacità relazionali.
Contatti in Vaticano
Un altro indizio è negli incarichi accademici ottenuti per insegnare ecologia: non solo ad Urbino e all’Aquila, ma anche alla Pontificia Università Antonianum di Roma. I legami di Arata con esponenti del Vaticano sono una costante nella sua storia: lo raccontano alcune interrogazioni fatte da deputato, nell’ottobre 1995 chiese conto e ragione al presidente del Consiglio del perché sei miliardi delle vecchie lire destinati all’8 per mille non erano ancora arrivati alla Conferenza episcopale italiana. «Ci giunge notizia – scrisse indignato – che saranno dilazionati in quattro anni. Verranno pagati gli interessi?». Chi aveva suggerito la domanda al deputato che si occupava di tutt’altra materia, come componente della commissione ambiente? Qualche mese fa, Arata è stato seguito dalla Dia fino a un ingresso della Città del Vaticano. Al telefono, parlava di un cena. Mentre continuava ad incontrare il cardinale Raymond Burke, il grande oppositore di Papa Bergoglio, il padre spirituale del fronte sovranista che ha stretto la mano a Salvini.
Gli affari
Fra il 1996 e il 2015, dunque, la nuova vita da advisor all’estero. Il figlio Federico segue le sue orme (mentre l’altro figlio, Francesco, è indagato con il padre per i rapporti con Nicastri). Paolo Arata diventa presto uno specialista nel creare joint venture fra società italiane e straniere: organizza incontri, presenta, facilita. «Sono più conosciuto all’estero», dice soddisfatto. Ma nel 2017, Matteo Salvini sembra sapere tanto di questo ex ricercatore ormai scomparso da 20 anni dalle cronache italiane. E Arata finisce sul palco della convention di Piacenza che prepara il programma della Lega. Già dal 2015 è in società con Vito Nicastri, si conoscono a Milano, dove il “re” dell’eolico vicino ai boss era di casa negli uffici di alcune società, una di queste era stata rilevata da Arata. Oggi, le intercettazioni raccontano che il futuro consigliere di Salvini investì subito 250 mila euro nelle iniziative dell’imprenditore siciliano che già tanti guai aveva con l’antimafia.
Gli incontri
È la nuova vita da “socio occulto” di Nicastri che porta Arata nuovamente e prepotentemente in Italia, quella che aveva lasciato uscendo dal Parlamento. La Dia lo fotografa all’Harry’s bar di via Veneto in compagnia di Alberto Dell’Utri, il fratello di Marcello, il fondatore di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: sarà Dell’Utri a spalancargli le porte dell’assessorato all’Energia in Sicilia. D’altro canto, Arata è sempre rimasto affezionato ai big berlusconiani: nel 2012, telefonò a Massimo De Caro, l’ex direttore della biblioteca dei Girolamini di Napoli all’epoca indagato, proprio perché cercava un contatto con Marcello Dell’Utri.
Forse, Arata cercava sostegno per un incarico all’autorità per l’energia? Un’altra passione dell’ex ricercatore, gli incarichi: nel 1994, era stato alla presidenza del Comitato parlamentare per lo sviluppo sostenibile, segretario era Valter Lavitola, un altro simpatizzante socialista poi condannato per una tentata estorsione a Berlusconi.
Nella sua ultima vita, da leghista convinto, il consulente di Salvini puntava invece all’Arera, l’Autorità per energia reti e ambienti, il Carroccio l’aveva anche designato. Adesso, invece, attende di essere ascoltato dai pm di Roma, in settimana.