Corriere della Sera, 5 maggio 2019
Ronaldo e l’arte del colpo di testa
TORINO Se il calcio è un’arte (Allegri dixit), l’acuto di Ronaldo contro il Torino è un capolavoro. Tutto è perfetto: l’inserimento, il salto, l’incornata. Un gol da fenomeno nell’area dell’incolpevole Sirigu. Casomai, Cristiano approfitta dell’inconsistenza di Bremer, che si perde il portoghese, non lo marca, gli dà la possibilità di saltare libero. Ronaldo riacciuffa il Toro colpendo il pallone a due metri e 47 centimetri da terra secondo Sky, che ha trasmesso la partita e ha studiato il gesto. Ma, soprattutto, è rimasto sospeso in area per un’infinita di tempo, avendo la possibilità di studiare bene la situazione e scegliere dove indirizzare il pallone.
Insomma, la solita prodezza. Quello ai granata è il gol n° 601 con le squadre di club e secondo le statistiche 101 sono di testa. Se in passato CR7 non è stato uno specialista del gioco aereo, lo è diventato. Basti considerare che 7 delle ultime 10 reti dello juventino tra campionato e Champions sono arrivate così.
Ronaldo nasce ala: scatti, dribbling, assist. Un concentrato di forza e tecnica. Ma con il passare degli anni è diventato sempre più attaccante, una trasformazione maturata a Madrid con Zidane, il suo allenatore di riferimento. Zizou ha spiegato a Cristiano i vantaggi di giocare più vicino alla porta e lui ne ha approfittato. Non è un centravanti classico, non aspetta il pallone in mezzo all’area. Il destro resta il suo piede fatato, ma di testa è cresciuto moltissimo grazie alle straordinarie qualità fisiche, al senso della posizione, all’intuito che lo accompagna nei momenti decisivi.
Nella classifica di France Football dei migliori colpitori di testa il primo è il tedesco Horst Hrubesch, campione d’Europa nel 1980. Secondo Luca Toni, che di testa non se la cavava per niente male, terzo l’inglese Crouch, che con i piedi invece era quasi un disastro. Ma le classifiche sono fatte per essere contestate. Ognuno ha la sua. Ronaldo mette d’accordo tutti quanti. Il gol che ha fatto felice la Juve nel derby ce ne ricorda uno molto più famoso e, ahinoi, doloroso, di Pelè all’Italia nella famosa finale a Messico ‘70. Anche Pelè, come il portoghese, è rimasto in aria una quantità di tempo impressionante prima di colpire. Roberto Boninsegna detto Bonimba, uno dei grandi centravanti dell’epoca, la prodezza di O Rei l’ha vista dal vivo dentro l’Atzeca: «Stesso stacco, stesso volo, stessa sospensione. Pelè aveva schiacciato la palla, Ronaldo no. È l’unica differenza. Cristiano è un fenomeno, anche nel gioco aereo. Con quelle gambe fa quel che vuole. Uno dei più forti. Però per me di testa i migliori restano Riva e Bettega».
La discussione è aperta. L’elenco degli specialisti è una lunga e suggestiva fila di nomi, da quando il calcio era in bianco e nero. Dall’inimitabile John Charles sino a Pruzzo, Bierhoff, Hateley. Ronaldo non si volta indietro, concentrato com’è su se stesso e sul futuro: vinto lo scudetto, punta al trono dei bomber, nelle mani di Quagliarella. La caccia è aperta. Di testa, ma anche di piede...