Tuttolibri, 4 maggio 2019
Intervista a Jovanotti sui libri
Qual è il primo libro che hai letto da bambino?
Un librone di favole classiche che avevamo in casa, c’erano Barbablù, Pollicino, la Principessa sul pisello... Il primo romanzo è stato «Pinocchio», che ogni tanto rileggo.
Il più amato?
«Cent’anni di solitudine», perché è un libro miracoloso, aumenta la quantità di vita che è nelle cellule.
Il più noioso che non sei mai riuscito a finire?
Se un libro è noioso oppure non è il suo momento lo abbandono, magari lo riprendo a distanza di anni. Se ha fama di classico mi rifaccio vivo, mi do altre possibilità.
C’è un libro che citi senza averlo letto?
No perché magari la citazione l’ho letta in un libro di citazioni, che è comunque un libro. Forse esiste un solo libro al mondo, fatto di tutti i libri che esistono e che esisteranno.
Quale eroe di romanzi ti sarebbe piaciuto essere?
Tutti quelli del libro che sto leggendo al momento. Ora per esempio Darwin nel suo «Viaggio di un naturalista intorno al mondo». Il suo modo di osservare le cose è incredibile.
Il momento della giornata migliore per leggere?
La mattina.
La posizione preferita per leggere?
Ho tre vecchi materassi di lana stesi uno sull’altro nell’angolo del mio studio e i cuscini sono di stoffe che ho raccolto durante i viaggi.
Come ordini i libri?
Non li tengo in ordine, lo vorrei, alcuni li ho comprati 3 volte e ogni tanto ne sbuca fuori una copia. Mi oriento con le stelle e con la sapienza di Francesca mia moglie “non è che ti ricordi dove posso aver messo....”.
Hai regalato un libro per sedurre?
Per sedurre no, per mandare un messaggio sì, molte volte, o per condividere una bella scoperta.
Come tieni il segno della lettura?
Piego l’angolo della pagina in alto a destra.
Sottolinei i libri?
Faccio tutto tranne strappare le pagine.
Hai mai buttato via un libro?
Sì, qualche libro brutto sì. E anche volentieri.
Impresti i libri?
Sì,ma non me li chiedono quasi mai, non ho amici che leggono tanto, e la maggior parte dei libri che ho nella libreria del mio studio interessano solo a me.
Li restituisci se li imprestano a te?
Credo piuttosto nella multiproprietà, libri che vagano tra le vite di chi si vuole bene. Mi piace se in una casa c’è una libreria e mi soffermo a controllare quel che contiene: è una specie di genoma di chi ci vive e rivela distanze e punti di contatto tra me e quella gente. Tempo fa siamo andati a casa di Giovanni Soldini e Benedetta Marietti e sono tornato col sedile posteriore dell’auto pieno di libri che poi gli renderò.
Che libro ti porteresti sulla classica isola deserta?
Forse un libro sapienziale, o un poema classico di quelli che puoi leggere come fosse una musica, Omero, l’Eneide, la Bibbia. Però, se è un’isola deserta, vorrei anche un manuale di sopravvivenza, che insegna come costruire un capanno, come trovare acqua e cibo, come accendere un fuoco.
Hai mai rubato un libro?
No. Ma ho rubato parole, per le mie canzoni.
Se vedi la copertina di un tuo libro in vetrina che sentimento provi?
Impulso all acquisto, perché porta bene. E curiosità sul contesto in cui è stato esposto.
Qual è lo scrittore più «musicale»?
Ariosto in ottava rima. Poi esistono singoli libri musicali, tipo «Grande Sertao», «Rayuela», «Le città invisibili», tutto Márquez, «I detective selvaggi», «Pinocchio», «Incontri con uomini straordinari», «Il Milione».
In un tuo vecchio brano hai reso omaggio alla «Linea d’Ombra»...
Perché Conrad è il più grande a tracciare personaggi silenziosi che si portano dentro un peso. I suo personaggi sono struggenti anche mentre si allacciano le scarpe. È il miglior romanziere della lingua inglese.
Che libri tieni sul comodino da notte?
Un po’ di tutto, libri intervista, biografie, manuali, poesia , libri di viaggio, Lonely Planet, breviari.
A tua figlia da piccola leggevi libri?
Sì, tantissimi. Libri, fumetti, storie, chiacchiere, guardavamo molto le figure.
Oggi lei è una lettrice forte e indipendente
e questo mi fa piacere.
Leggere e ascoltare musica: due azioni che ci mettono in contatto con il nostro io più profondo. Che differenza c’è?
Non riesco a fare le due cose contemporaneamente. Non riesco neanche a mangiare in pace se c’è la musica, il sottofondo si prende tutta l’attenzione: più è basso, più mi distrae. Paradossalmente riesco a leggere con la musica alta. Con il sottofondo, no. Lo odio, i volumi da sushi bar hanno l’effetto di un trapano. Leggere è già un’esperienza musicale per me. Riesco a scrivere ascoltando musica ma non a leggere.