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 2019  maggio 04 Sabato calendario

Sony, un cane robot per amico

Nel Giappone della nuova «era dell’armonia», dove esiste da 20 anni (il primo prototipo è del 1993), ha già visto due imperatori, scodinzolando e porgendo la zampa ai suoi migliaia di padroni; ha centri di assistenza dedicati e le anziane signore a cui ha fatto compagnia hanno addirittura chiesto alla Sony come organizzare la cremazione del loro fidato amico.
Nella Milano del Design, Aibo, questo il nome del cane robot realizzato da Sony, ha messo in coda miglia di spettatori accorsi all’inizio di aprile allo Spazio Zegna, trasformato dal colosso dell’elettronica di consumo in un parco interattivo per la rassegna «Affinity in autonomy», tradotto affinità in autonomia.
Ora si aspetta che Aibo arrivi in Europa, dopo aver conquistato il paese del Sol Levante e gli Stati Uniti, con applicazioni che vanno dai centri per anziani all’assistenza dei malati, soprattutto bambini. Il cane smart costa circa 3 mila dollari (2,899.99 l’equivalente di 2.700 euro), si compra solo online sul sito della Sony ed venduto insieme ad alcuni accessori: la pink ball, una base di ricarica (un tappetino che funge da cuccia), e prevede un’assistenza triennale al servizio AI cloud. Ha poi gadget venduti a parte, come l’Aibone (l’osso di Aibo, costo 29,99 dollari, 26,80 euro) e i Dice (i dadi per farlo giocare a 39.99 dollari, circa 37 dollari).
«Non sappiamo ancora quando sarà sul mercato Ue», spiega a ItaliaOggi Yutaka Hasegawa, vice president e senior general manager del Creative Center Sony. Per capire l’attesa febbrile che c’è intorno a questo cane che funziona a sensori, abbaia docilmente e si mette a cuccia, è sufficiente postare online un qualsiasi contenuto che lo riguardi: subito si ricevono domande in proposito, reazioni di gioia e si accede a un mondo parallelo, fatto di appassionati che preparano completini all’uncinetto per il cane-robot, mamme che lo comprano per i figli in ospedale, e anziani nelle case di cura che passano con lui le loro giornate.
Per Sony è una piattaforma di studio continua: la gioia e le emozioni colgono di sorpresa appena si entra in contatto con Aibo e con gli altri dispositivi portati allo Spazio Zegna da Sony, ovvero una luce a sensori e alcune sfere interattive che accoglievano i visitatori. «Emozionare e studiare le reazioni umane è ciò a cui puntiamo», racconta Hasegawa. «Fa un po’ paura in un primo momento e la maggior parte delle persone trova difficile capire le sensazioni. Ma a Milano abbiamo visto intere famiglie, scolaresche, bambini felici. Se pensiamo che inizialmente è stato un prototipo testato sul top management sono stati fatti passi incredibili».
Altra caratteristica fondamentale, «Aibo non parla, in base ai nostri standard etici non colleziona dati e ogni cane è diverso dall’altro a seconda di come si vive e si interagisce: quello che ho in ufficio, ad esempio è velocissimo», spiega il senior general manager del Creative Center Sony. «Abbiamo concepito un’iterazione intuitiva piuttosto che manuale cui siamo già abituati abbiamo semplicemente puntato sul comportamento»
Gli investimenti? «Impossibile quantificarli, il primo esemplare di Aibo risale a 20 anni fa e uno dei capitoli più importanti della nostra tecnologia è focalizzato esattamente sull’intelligenza artificiale. Questo vale sia da un punto di vista del design sia da quello del coinvolgimento», prosegue Hasegawa. «Tecnicamente andiamo a capire la reazione e il comportamento umano».
L’ultimo dato disponibile da Sony corporation (aggiornato a luglio 2018) parla di oltre 20mila unità di Aibo in circolazione e, curiosamente, sul sito del gruppo è indicata la possibilità di ordinare fino a un massimo di tre esemplari.
Il nuovo Aibo portato a Milano ha fatto capolino nel 2018 in Giappone e negli Usa. «Le sue funzioni saranno implementate nei prossimi anni ma non diventerà un dispositivo alla Siri», ribadisce il manager: «Un cane umanoide non è nei nostri progetti». Ad Aibo si può però parlare, esiste il care center dedicato che provvede anche allo smaltimento dei modelli più datati.