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Ha oltre un milione di iscritti al suo canale YouTube e un libro rimasto per due mesi nella classifica dei più venduti, perfino sopra Elena Ferrante, ma se quel suo sorriso sotto il ciuffo non vi dice nulla è solo un fatto generazionale. Serve infatti un ragazzo sotto i 20 anni per spiegare chi sia Sespo: uno dei vlogger italiani più promettenti che, con il collega Valerio Mazzei, ha dato vita al duo Valespo e scritto un libro dal titolo omonimo.
Il suo vero nome è Edoardo Esposito, ha 19 anni, e così spiega il suo lavoro a persone che hanno l’età dei suoi genitori, o nonni: «Vlog significa video blog e nasce come ripresa con telecamera fissa per parlare di un argomento tipo scuola, amicizie, calcio. Dal 2018 è cambiato, la telecamera ora si muove assieme a chi narra per animare il racconto. Per esempio, invece di commentare i risultati di calcio vai allo stadio e riprendi le emozioni. Poi lavori di montaggio e carichi su YouTube».
Edoardo ha iniziato a pubblicare challenge e pranks, sfide e scherzi, nel 2015 quando ancora viveva nel reatino («dico di essere romano perché Poggio Mirteto non lo conosce nessuno »), i video piacciono e in tanti si iscrivono al suo canale. La notorietà arriva “ per caso”, ammette, come il suo nickname, nato dall’errore di un amico che doveva appuntarne il cognome abbreviato (Espo). Però della passione per il videoracconto ha fatto un mestiere che maneggia con consapevolezza: «Voglio mettercela tutta finché le cose vanno bene, le mode passano e io so di essere una moda».
Perché un ragazzo sente l’esigenza di riprendersi mentre mangia pizza o fa scherzi alla ragazza e, soprattutto, perché a un milione di coetanei interessa vederlo?
«Faccio video fin da bambino quando giocavo a Dragonball. I ragazzi seguono un vlogger perché lo trovano divertente, figo, e vogliono entrare nella sua vita. “Mi piacerebbe essere come te”, mi scrivono, mentre le ragazze si confidano come fossi un fratello maggiore».
Voi Valespo vivete sugli schermi, ma avete scelto di scrivere un libro su carta. Perché?
«È stata un’idea di Valerio. Volevamo festeggiare un anno di amicizia e io proponevo un montaggio di best moments o una canzone. Poi ho pensato: un video per quanto bello te lo scordi presto, mentre un libro resta sullo scaffale e quando tra dieci anni nessuno saprà più chi siamo, chi se lo ritroverà in casa dirà “mi ricordo questi due!”».
Si ha la sensazione che la connessione unisca una generazione ma la allontani dalle precedenti. Cosa ne pensi?
«Non credo. I miei mi hanno chiesto aiuto per capire e usare i social: “ Installami Instagram così posso vederti, mi manchi”, mi ha detto mamma quando mi sono trasferito a Milano. Guarda le mie Stories e si sente tranquilla perché sa cosa faccio, con chi sono. I nonni, invece, sono io a volerli disconnessi. Perché fargli vedere i miei video? Meglio stare assieme davvero».
Quindi il rapporto con gli affetti resta in carne e ossa?
«Certo. Per esempio con la mia ragazza Rosalba ( Andolfi, in arte Ros4lba, vlogger anche lei, ndr) abbiamo aspettato mesi prima di dire in Re- te che stavamo assieme».
Cosa succede, al vlogger che cresce?
«Deve evolvere. YouTube mi ha dato tante opportunità ma non voglio fare solo video per sempre. Spero di trovare una strada, realizzarmi e non avere rimpianti. L’unico consiglio che seguo e condivido è: divertiti, ma non postare cose di cui potresti pentirti».