il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2019
Clemente Maccaro, in arte Clementino: «Sono uscito dai guai grazie alle Tarantelle»
Clemente Maccaro, rapper, è nato ad Avellino.
“Ricordi quando tornavo a casa spaccato? Non ero Clemente, sono inciampato”, rappa Clementino in Tarantelle, il suo album più intimo e sincero. Per la prima volta il rapper napoletano si mette a nudo parlando prima a se stesso e poi ai fan. Racconta di come, uscito dalla dipendenza dalla droga, si sia riappropriato del futuro.
Tarantelle è il disco della rinascita e della maturità. “Canzoni come A un palmo dal cielo e Diario di bordo – spiega l’artista – parlano di un Clementino più serio. Era il momento di tirarlo fuori”. Tra gli ospiti spiccano Caparezza in Babylon e l’amico Fabri Fibra in Chi vuole essere milionario, poi Gemitaiz e il giovane talento, Nayt.
Quattordici canzoni in cui il rapper fonde i ricordi ai “sogni che disegna nello stereo”. Tenera l’apertura della titletrack, in cui si sente una musicassetta riavvolgersi e la voce della madre che parla a lui bambino. Poi ci sono ballad come Freddo e Mare di notte, in cui Clementino accenna melodie, mescolando come sempre la lingua italiana al napoletano, senza mai perdere il suo flow supersonico. E per la prima volta si dedica una canzone: Versi di me. “Nasce dalla stima – spiega il rapper – che ho per Clemente, quello lucido. Ora mi sto godendo davvero la vita.”
Un disco in cui guarda molto indietro.
Mi sono ritrovato, con la giusta lucidità, a guardare la mia vita e mi sono detto: “Mado’ Cleme’, quante cose hai fatto”. Dal papa a Pino Daniele sino ad arrivare a Jovanotti. Più di 50 videoclip e una miriade di collaborazioni con artisti famosi e sconosciuti. “Cleme’ ora che sei lucido, fermati.” Così è nato Tarantelle.
Perché “Tarantelle”?
Tarantelle – in gergo napoletano: casini e guai – perché nella mia vita ne ho fatte tantissime, per questo mi sembrava il titolo più adatto. Poi una volta lessi che con i balli della taranta curavano le persone morse dalla tarantola e siccome in questi anni di morsi ne ho avuti tanti, le “tarantelle”, alla fine, mi hanno guarito.
Cosa pensa dei rapper che vanno ai talent a fare i coach?
Non sono contro nulla, ma bisogna tenere presente che si tratta d’intrattenimento. Alla fine gli autori di un programma come The Voice sanno bene chi vale e chi no. Credo che la scelta di Elettra Lamborghini sia giustificata più dal fatto che porta view che da un discorso musicale, altrimenti chiamavano Alex Britti.
Lei usa sempre il napoletano nelle sue canzoni.
Perché voglio fare quello che mi piace; poche volte ho fatto quello che volevano gli altri. E ho scoperto che quello che amo è anche quello che vuole la mia gente. Ma poi ci capiscono tutti, Gomorra la guardano in tutt’Italia, basta scandire bene le parole. C’è anche chi rappa in italiano e non si capisce (sorride).
A breve partirà per un tour europeo.
Partiamo da Amsterdam per finire a Valencia. Saranno le prove generali del tour italiano, dove per la prima volta avrò una band al completo.
Ha dei rituali scaramantici prima di salire sul palco?
È una cosa strana, mi guardo allo specchio e mando l’energia dalle pupille di Clementino a quello riflesso, tipo il ciclope di X-Men (ride).