Corriere della Sera, 4 maggio 2019
Boom dell’economia Usa
WASHINGTON Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione torna ai livelli del 1969: 3,6%. Donald Trump ha subito twittato: «Tutti possiamo essere d’accordo che l’America è ora il numero 1. Siamo invidiati dal mondo e il meglio deve ancora venire!». Il vicepresidente Mike Pence e il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, tornano a chiedere alla Fed di abbassare il costo del denaro. Ogni cifra, ormai, entra direttamente nella campagna elettorale, con letture diverse da un campo all’altro.
Ci sono, però, alcuni punti fermi. L’economia americana continua a creare posti di lavoro da otto anni e mezzo senza interruzione. Da un anno la percentuale dei disoccupati è inferiore al 4%. In aprile si sono aggiunti 263 mila posti. L’apporto maggiore arriva dai servizi (76 mila), seguono le costruzioni (33 mila), mentre resta stabile il grande comparto della manifattura.
Questo scenario da piena occupazione, o quasi, sta finalmente spingendo l’aumento dei salari. Nell’ultimo anno la media oraria delle retribuzioni è cresciuta del 3,2%, una soglia decisamente superiore al tasso di inflazione che ha viaggiato al di sotto del 2%. Ciò significa che il potere d’acquisto dei lavoratori è cresciuto, ma anche che esistono ulteriori margini per irrobustire le busta paga. Un solo dato: 5 milioni di americani hanno almeno due lavori per vivere e 40 milioni guadagnano una media di 12 dollari all’ora, contro il minimo federale di 15 dollari. E ancora. Molti imprenditori faticano a trovare personale, a fronte però di 4,7 milioni di persone che non sono in grado di trovare altro che impieghi part time.
Ci sono poi le differenze tra le diverse comunità. Il tasso di disoccupazione degli ispanici è in forte discesa: ora è al 4,2%. Si è fermato, invece, il trend positivo per gli afroamericani: 6,7%, più del doppio rispetto ai bianchi.