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 2019  maggio 03 Venerdì calendario

Neuroni di maiali decapitati rivivono 4 ore dopo la loro morte

Alla prestigiosa università americana di Yale, un team di neuroscienziati ha inventato una macchina capace di ripristinare l’attività cerebrale alimentando un cervello. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature il 18 aprile, e ripreso da Le Figaro, dimostra che è possibile ripristinare la circolazione sanguigna e certe funzioni cellulari in grossi cervelli intatti di mammiferi, come ha detto a Le Figaro, il neuroscienziato di Yale, Nenad Sestan. Questa incredibile esperienza, che ha richiesto sei anni per superare tutte le difficoltà, ha riguardato quattro maiali morti decapitati ma il loro cervello, collegato a questa macchina inventata a Yale, ha continuato ad avere una attività. Morto? Non morto? Sestan ha spiegato che il loro non era un cervello vivente, ma che il cervello era attivo dal punto di vista cellulare. Una differenza importante.Questa esperienza potrebbe aprire nuove prospettive terapeutiche. «Volevamo capire meglio lo scopo della morte cellulare nel cervello dopo intervalli post mortem prolungati e vedere se potevamo intervenire per fermare o invertire questi processi nel cervello intatto», ha detto Sestan a Le Figaro.
Sebbene sia protetto nella scatola cranica, il cervello, in realtà, è un organo vulnerabile, incapace di sopravvivere più di qualche minuto dal momento in cui viene privato di ossigeno (anossia). Salvo eccezioni, come nei rari casi di ipotermia profonda.
In particolare, tre questioni hanno dato del filo da torcere ai neuroscienziati di Yale. In primis, hanno dovuto creare un’apparecchiatura di alimentazione del cervello, denominata BrainEx, capace di riprodurre parecchi organi, per, in questo caso, alimentare, ossigenare e liberare il cervello dalle proprie scorie. Il tutto in un circuito chiuso, a una buona pressione e alla temperatura del corpo. I neuroscienziati hanno dovuto creare un sistema specialmente adattabile al cervello e capace di mantenere un equilibrio biochimico del cervello intero quattro ore dopo il decesso. Il secondo problema riguardava il liquido da infondere nel cervello al posto del sangue. E per questo hanno creato una soluzione completamente acellulare (deprivata delle abituali cellule del sangue), sintetica e protettrice delle cellule, inibenti la morte cellulare, capaci di bloccare l’attività dei neuroni e capace di favorire il recupero delle cellule dopo che hanno subito la mancanza di ossigeno. Perché bloccare i neuroni? Perché è più facile farli rivivere senza sollecitarli troppo e senza che riappaia un embrione di coscienza, è stata la risposta degli scienziati.
Nuovi trattamenti. I risultati dello studio indicano che, nelle condizioni appropriate, la morte cellulare nel cervello dopo l’anossia globale si produce in un periodo più lungo rispetto a quanto si pensava. Questi dati potrebbero gettare le basi per nuovi trattamenti che aiutino a proteggere le cellule del cervello dopo eventi devastanti come un incidente vascolare o un arresto cardiaco.