Corriere della Sera, 3 maggio 2019
Facebook abbandona il blu
SAN JOSE (STATI UNITI) C’è il sole a San Jose, in California, e un pungente venticello che Mark Zuckerberg si augura sia favorevole al cambiamento di Facebook. Per due giorni, il 34enne fondatore di Menlo Park ha provato a scacciare le nuvole di pressioni e sanzioni delle autorità. In arrivo c’è quella da 3-5 miliardi di dollari della Federal Trade Commission americana.
Dal palco della conferenza degli sviluppatori, Zuckerberg ci ha (nervosamente) scherzato sopra: «Non abbiamo la migliore reputazione sulla privacy, al momento». E poi ha sentenziato: «Il futuro è nel privato». Cosa questo comporterà concretamente per le piattaforme – Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger – usate ogni mese da 2,7 miliardi di persone lo capiremo nell’arco dei prossimi cinque anni. Per ora, ci si può affidare agli indizi disseminati nel corso della due giorni. Innanzitutto, il social network abbandona l’iconica barra blu che lo ha caratterizzato fin dalla sua nascita, nel 2004, e si tinge di bianco.
L’altra novità è stata battezzata da Fidji Simo, nuova capa delle app. L’estrosa 33enne francese, figlia di un pescatore spagnolo e di una imprenditrice italiana, ha detto che «ovunque ci siano degli amici, dovrebbero esserci dei Gruppi». Tradotto: Facebook ha infilato i Gruppi, e i consigli per trovarne di affini ai propri interessi, praticamente ovunque per provare a risvegliare i suoi utenti (negli Usa, a fine 2018 la percentuale di quanti hanno aggiornato lo status o pubblicato un commento è scesa al 23 per cento dal 32 dell’anno prima) ricordando loro che possono parlare di ciò che li stimola in contesti circoscritti.
Usati da 400 milioni di persone, i Gruppi diventano nella barra in alto un’alternativa al News feed, con la sezione video Watch – che in Italia avrebbe bisogno di un investimento degno di questo nome – e il mercatino Marketplace, lanciato negli States a un embrionale inseguimento di Amazon con i pagamenti e la gestione delle spedizioni. Anche su Instagram, in patria, si possono fare acquisti, mentre WhatsApp in India continua a testare gli scambi di denaro, con l’obiettivo di portarli nel resto del mondo. Fuori da Europa e Usa, sono 19 i Paesi in cui Facebook la butta sul «romanticismo» con l’anti-Tinder Dating e la nuova funzione Secret crush per dichiararsi nella cerchia degli amici.
Tornando ai Gruppi, ammesso che la strategia funzioni, il rischio è di confinare le persone sempre negli stessi spazi e argomenti. La cosiddetta filter bubble, di cui il colosso non sembra preoccuparsi. È più reattivo, invece, se si parla di violazione delle policy: «Stiamo lavorando sodo per rimuovere i Gruppi nati per compiere attività dannose e assicureremo che i nostri servizi di raccomandazione e scoperta non evidenzino quelli in cui le persone condividono disinformazione o contenuti dannosi». Nuova veste e strategia, soliti problemi, insomma.
Tra qualche anno (auspica Zuckerberg) la maggior parte degli scambi sarà destinata a non restare indelebile in Rete – come già accade nelle Storie usate da 500 milioni di persone —, sarà criptata e avverrà nelle tre finestre di messaggistica, destinate a essere unificate. Menlo Park potrà così disinteressarsi del contenuto di quanto viene pubblicato; un vantaggio in termini di alleggerimento di responsabilità e una sfida per la tutela della sicurezza e della salubrità dei contesti. E potrà concentrarsi sui comportamenti illeciti in fase di creazione e uso degli account e disincentivare la viralità dei post, che tanto male ha fatto al social. Instagram, su cui condivisioni e rimbalzi sono complicati, è sempre stata più riparata. Si riparte anche da qui.