Corriere della Sera, 3 maggio 2019
Una mazzetta milionaria e Molly va a Stanford
WASHINGTON Nella lista dei «clienti» del faccendiere William Singer c’è anche Tao Zhao, co-fondatore e presidente della Shandong Buchang, gruppo farmaceutico con sede nel Nord della Cina e quotato alla Borsa di Shanghai. L’imprenditore cinese avrebbe versato 6,5 milioni di dollari a Singer per ottenere l’ammissione della figlia Yusi Zhao nell’Università di Stanford, in California.
È l’ ultimo sviluppo dello «scandalo degli atenei». La procura di Boston, titolare del dossier, ha già ordinato l’arresto di 33 persone, tutti personaggi facoltosi, manager in vista o celebrità come le attrici Lori Loughlin e Felicity Huffman.
Singer, 59 anni, l’architetto dello schema criminale, ha confessato tutto. Operava con una società di preparazione ai test universitari, «The Key» e con una fondazione non profit, «The Key Worldwide Foundation». Il sistema era a suo modo flessibile. Singer poteva falsificare i risultati delle prove di ammissione, gonfiare il curriculum degli studenti o, alla vecchia maniera, distribuire mazzette agli allenatori dei diversi istituti, spacciando per atleti formidabili anche i giovani meno dotati nelle discipline sportive.
Alla fine del 2016, scrivono il Los Angeles Times e lo Stanford Daily, il tycoon Tao Zhao sta cercando di iscrivere la figlia Yusi in uno dei college più prestigiosi degli Usa. Chiede un consiglio a Michael Wu, consulente finanziario della filiale di Morgan Stanley a Los Angeles. Wu risponde segnalando lo studio «The Key» di William «Rick» Singer che figurava tra i contatti della banca dal 2015.
Parte l’operazione. «Rick» allunga una tangente di 500 mila dollari al coach della squadra di vela a Stanford, John Vandemoer ed ecco che, nel marzo del 2017, Yusi «Molly» Zhao viene ammessa nell’istituto, come velista prodigio, anche se dagli accertamenti non risulta tutta questa passione per le imbarcazioni. L’intervento della magistratura di Boston ha disintegrato il meccanismo: Morgan Stanley ha licenziato Wu, l’Università di Stanford ha cacciato l’allenatore Vandemoer e ha fatto sapere di non aver incassato un dollaro dei 6,5 milioni versati dagli Zhao. E Yusi? Aveva iniziato a frequentare i corsi sull’Asia Orientale, ma nel marzo di quest’anno avrebbe lasciato il campus californiano.
Anche un’altra famiglia cinese, secondo il Wall Street Journal, avrebbe consegnato 1,5 milioni di dollari a Singer per spingere la figlia ventunenne Sherry Guo nelle aule di Yale.
Colpisce il doppio standard del broker: di solito la sua tariffa, a obiettivo raggiunto, arrivava fino a 250 mila dollari. Ma per l’élite cinese d’esportazione si passava ai milioni. Forse perché i controlli delle Università sono diventati più severi con le domande in arrivo dalla Cina.
In ogni caso i posti a disposizione sono contesi in modo feroce dall’establishment americano. Qualche numero: nelle otto Università della Ivy League, a cominciare dalle tre stelle Harvard, Yale e Princeton, il 70% degli studenti proviene da quella che i sociologi chiamano «upper class», il 20% dalla «middle class» e solo il 10% dalla «bottom class». Chi esce da qui entra direttamente nella classe dirigente degli Stati Uniti e non solo.