la Repubblica, 3 maggio 2019
I bracconieri delle farfalle
Per una femmina di “Ammiraglio del pioppo”, che vive nei boschi delle Alpi liguri, c’è chi è disposto a spendere anche 50 euro. Ne bastano, invece, solo 30 per portarsi a casa un esemplare di “Papilio Alexanor” delle Alpi marittime piemontesi, una tra le 18 specie italiane a rischio estinzione. È il mercato nero delle farfalle, ultima frontiera del bracconaggio. Un settore in costante crescita, secondo ambientalisti ed entomologi. Gli insetti vengono scambiati online, anche su eBay. E i loro tariffari circolano in rete.
Nonostante i collezionisti di farfalle siano poche centinaia in tutto il mondo, il rischio è concreto: il loro “hobby” potrebbe presto farne scomparire dal pianeta intere specie. Soprattutto quelle che vivono concentrate in ambienti ristretti.
È il caso della farfalla “Cassandra” dell’Isola d’Elba: una varietà di Zerynthia (questo il nome scientifico) amata dagli esperti per il suo originale motivo nero, a zig zag, su uno sfondo biancastro con puntini rossi. Una farfalla avvistata per la prima volta negli anni Trenta, e che sull’isola si credeva estinta. Finché, 10 anni fa, non è ricomparsa, quasi per miracolo, in poche centinaia di esemplari. Oggi però la sua esistenza è messa di nuovo in pericolo dai bracconieri.
L’allarme è partito da Legambiente, che denuncia come negli ultimi mesi anche la Cassandra dell’Elba sia finita nei listini del mercato nero. «Si tratta di una specie protetta da numerose leggi, tra cui la direttiva Habitat dell’Unione Europea che ne vieta la cattura», spiega Umberto Mazzantini, della sezione Arcipelago toscano di Legambiente. «In tutto il mondo, la Zerynthia Linnea si trova solo in un’area di 4-5 chilometri quadrati, tutti all’interno del parco naturale dell’Elba – aggiunge Mazzantini –. Quindi quando si trova in vendita è chiaro che è stata catturata qui, compiendo un reato».
Obiettivo dei bracconieri non sarebbero tanto le farfalle adulte, quanto piuttosto le uova e le larve, che nel giro di pochi mesi si trasformano in crisalidi. «In questo modo la farfalla viene “imbalsamata” intonsa, appena esce dal bozzolo, e può essere piazzata meglio», spiega il responsabile di Legambiente. «Oggi una coppia di Zerynthie dell’Elba costa dai 30 ai 45 euro, mentre qualche anno fa per un solo esemplare i bracconieri ne chiedevano anche 100 – sottolinea Mazzantini –. La nostra preoccupazione è che il calo del prezzo indichi un’offerta sempre maggiore sul mercato nero».
Ma come ci si è accorti dei furti di farfalle? A sparire, all’interno del parco, sono state diverse piante di “Aristolochia”, un tipo di vegetale velenoso su cui le Zerynthie depongono le proprie uova. Piante che crescono a certe condizioni di umidità e temperatura, rare quasi quanto le farfalle che vi nascono sopra. Per questo l’Università di Firenze, il Parco dell’Arcipelago toscano e Legambiente le hanno individuate e “censite” una per una. «Il problema non sono tanto quei collezionisti amatoriali che catturano le farfalle con il retino – lamenta Leonardo Dapporto, capo dei biologi fiorentini che hanno curato il progetto – Quanto piuttosto i venditori professionisti che fanno razzia di piante e quindi di uova, mettendo a rischio l’intera popolazione».
Un problema diventato ancora più grave quando si è scoperto che la Cassandra elbana ha una «impronta genetica» diversa dalla sua “sorella” continentale, motivo per cui è stata riconosciuta dagli scienziati come specie del tutto autonoma. «I collezionisti ne hanno bisogno per completare la serie – denuncia Dapporto – proprio come se si trattasse di francobolli».