il Fatto Quotidiano, 1 maggio 2019
L’inutilità delle agenzie di rating
Per anni, dopo la crisi del 2011, i complottisti finanziari hanno costruito il mito delle agenzie di rating capaci di decidere il destino di interi Stati, ribaltando governi e condannando alla recessione o, peggio, al default. Bene: questi allarmisti possono rifiatare, le agenzie di rating non contano più nulla, almeno per l’Italia. Guardate lo spread, ieri era a 255 punti, circa dove lo avevamo lasciato prima della decisione (relativamente positiva) di Standard & Poor’s di confermare il suo rating BBB per l’Italia, arrivato venerdì. Ormai i giudizi delle agenzie non spostano più nulla, in positivo come in negativo. E questo non soltanto per l’evidente tendenza dei valutatori a certificare situazioni di fatto già scontate dai mercati (è comodo affermare quello che già tutti pensano). Sta succedendo qualcos’altro. L’Italia paga un debito molto più alto di quello che il suo rating lascerebbe pensare: i nostri titoli di Stato costano oltre l’1,5 per cento in più che quelli di Spagna e Portogallo, che pure sono in classi di rischio analoghe. Come è possibile? L’Italia ha un debito pubblico più alto, vero. Ma, dice Lorenzo Codogno di LC Macro Advisors, anche il peso del debito sul Pil non spiega tutto: sulla base del suo rapporto debito/Pil al 44,2 per cento, molto basso, la Slovacchia dovrebbe avere un rating AAA, invece è soltanto A+. La Francia, che ha un debito al 97,2 per cento del Pil, dovrebbe invece avere un BB+ invece che un AA. Una possibile spiegazione, suggerisce Codogno, è che i mercati distinguano soprattutto tra centro e periferia: alcuni Paesi sono giudicati meno rischiosi, a parità di debito, perché sono economie più fragili e possono andare in crisi anche con bassi livelli di indebitamento. Oppure, semplicemente, la Francia è la Francia e quindi la si guarda con più indulgenza per il peso politico che ha. Qualunque sia la spiegazione, è ormai chiaro che guardare al rating di uno Stato non è più sufficiente per stabilire quanto le sue finanze sono a rischio. Chi denunciava lo strapotere delle agenzie di valutazione, ora potrà capire com’è muoversi nel mare dei mercati senza bussola.