La Stampa, 1 maggio 2019
Il mensile del Papa all’ex femminista Rita Pinci
La ascolti due minuti e ne hai conferma: è un osso duro, Rita Pinci. Una donna, classe 1956, che non si tira indietro di fronte alle sfide, anche quelle apparentemente impossibili. Non esitava a scendere in piazze femministe, anni fa. Una delle sue battaglie era per il salario alle casalinghe. E la tenacia l’ha portata dove nessuna donna era arrivata prima di lei in Italia: a un ruolo di leadership in un grande giornale. E se non avesse la forza - e l’entusiasmo - che dimostra, forse non avrebbe accettato la nuova avventura proposta da Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano: il coordinamento di “Donne Chiesa Mondo”, l’inserto mensile simbolo della presenza femminile nella Chiesa. Intanto perché femminismo e Chiesa sono un binomio che storicamente non naviga in acque tranquille. E poi perché il clima mediatico attorno alla rivista è tutt’altro che sereno, dopo le burrascose dimissioni, un mese fa, di parte della redazione, a cominciare da chi la dirigeva, Lucetta Scarafia: si sentivano «depotenziate» e «invisibili».
Qualcuno presagiva la chiusura del supplemento, ma il rimbombo delle porte sbattute era ancora forte quando Monda assicurava che non sarebbe finito nulla. E ieri la notizia dalla Santa Sede: «“Donne Chiesa Mondo” uscirà regolarmente nel mese di maggio». Cambia solo leggermente l’impostazione del desk. È stato costituito un comitato di direzione: non c’è più un direttore, ma un coordinatore. Il nuovo staff ha carattere internazionale e interreligioso, con una presenza ebrea e musulmana.
Rita Pinci, giornalista professionista, arriva da Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana. Laureata in Sociologia, ha iniziato a Il Messaggero, dove ha lavorato per oltre 20 anni, ricoprendo anche i ruoli di caporedattore centrale e vicedirettore. In seguito è stata vicedirettore del portale web di Rcs-Hdp, ha diretto il magazine Specchio de La Stampa, è stata vicedirettore dei settimanali Panorama e Chi. Ha lavorato all’Huffington Post Italia e collaborato come autore alla trasmissione “In mezz’ora”, su Rai 3.
Pinci dichiara immediatamente che il direttore ha assicurato a lei e al comitato di direzione «totale libertà». Non sono parole di circostanza: l’accusa di Scaraffia a Monda era proprio di averla negata, o perlomeno diminuita, la libertà editoriale.
La neo coordinatrice è «felice» e «sorpresa» di questo incarico - «è l’offerta più sorprendente che mi sia capitata» - e sente di assumere la guida di «una voce importante, necessaria all’interno della Chiesa, anche perché le donne rappresentano più della metà dei fedeli». Il suo obiettivo è «informare con correttezza e onestà». E anche con «serenità», quella che forse manca in molte delle Sacre Stanze. Pinci non è «preoccupata», neanche di possibili «controlli ecclesiastico-maschili», che molti paventano: «Non mi rapporto con le persone, e con eventuali gerarchie, pensando a controlli né dall’alto né dal basso - afferma a La Stampa - Ho lavorato per anni con direttori uomini, ma solo perché direttori donne di un grande quotidiano non ce n’erano. Poi ho lavorato con un direttore donna, ed è stato bello e stimolante, arricchente».
L’approccio
Un suo pilastro culturale, oltre che da persona di fede, lo identifica in una recente espressione di papa Francesco: «Il genio femminile che si rispecchia nella Chiesa, che è donna». Nell’ambito ecclesiastico riconosce che «cambiare l’approccio e la visuale sarà fondamentale. “La Chiesa è donna, la Chiesa non è maschio, non è ‘il’ Chiesa. Noi chierici siamo maschi, ma noi non siamo la Chiesa”: sono sempre parole di Francesco». Non nasconde un grande limite da superare: quello dei ruoli. Sono sempre «poche le donne ai posti chiave». Ma la fa ben sperare l’atteggiamento di questo Pontefice, che è «attento, non si nasconde la realtà. Ammette che non si è fatta ancora “una profonda teologia della donna”».
Ricorda i tempi dell’università, quando «mi sono avvicinata al movimento femminista: ne ho condiviso alcune tematiche e lotte e per un certo periodo ho aderito al Collettivo per il salario al lavoro domestico». Allora come oggi pensa che «nella Chiesa ci sono forse un po’ di dispari opportunità». Ma non è una dichiarazione di guerra al mondo maschile: queste diseguaglianze «bisogna superarle tutti insieme, uomini e donne».
L’Osservatore non cambia solo staff femminile: presto anche “scrivanie”. Il prefetto della Comunicazione vaticana Paolo Ruffini spiega che si tratta di un tassello della riforma dei media che tocca anche la logistica: «Stiamo cercando di ottimizzare gli spazi», e così anche il quotidiano, nell’estate 2020, traslocherà a Palazzo Pio, storica struttura di Radio Vaticana (zona extraterritoriale della Santa Sede), di fronte a Castel Sant’Angelo, dove avrà sede «tutta la parte giornalistica» dei Sacri Palazzi (giornale, radio, Vatican News e Ctv).