Libero, 30 aprile 2019
Elogio dell’avarizia
Archiviata la polemica sui riders – inglesismo che in sostanza sta per “fattorini in bicicletta” – che hanno pubblicato la lista dei vip milanesi che non rilasciano mancia “nemmeno in caso di pioggia”, liquidata la consueta noiosa divisione tra i favorevoli e i contrari, spaccatura che come sempre, producendo due forze uguali e contrarie, si è annullata dando come risultato lo zero, possiamo svolgere qualche altra considerazione sulla vicenda a partire da una verità fondamentale: i ricchi sono tirchi. Avete presente Paperon de’ Paperoni? D’accordo, non esiste, è solo un personaggio dei fumetti. Ma non è un caso se tra le invenzioni più amate dell’universo Disney, se piace così tanto ai bambini che sognano di farselo amico per poter esaudire qualunque desiderio, avendo già compreso, avendo studiato bene il trafficare dei genitori e dei loro amici, che è il denaro, e non la lampada magica, che li realizza. I riders, insomma, al di là dell’efficacia o meno della loro denuncia (efficacia pare abbastanza misera), hanno semplicemente scoperto l’acqua calda, e cioè che, come si dice con un detto popolare del quale aggiorniamo solo la moneta: ogni euro risparmiato è un euro guadagnato. Oppure, se si preferisce, si può ricorrere alla saggezza di Totò (che secondo noi ai riders la mancia non gliel’avrebbe data): «È la somma che fa il totale». D’accordo, nessuno dei vip nominati nella lista nera dei riders avrà accumulato il suo patrimonio semplicemente facendo economie, sono quasi tutti, invece, prodotti (talvolta miracolati) di arricchimenti pazzi e velocissimi, ma proprio per questo sanno benissimo che le mode passano, i venti girano, e domani potrebbero trovarsi in fase calante, addirittura in picchiata.
PIANETI FAVOREVOLI
Quei nomi, quei vituperati vip dal braccino corto, sono in gran parte personaggi che, in un certo momento, si sono trovati sulla cresta dell’onda; per citare dal post-denuncia dei riders, sono per la precisione «attori, presentatori, cantanti, calciatori, sportivi, musicisti, rapper, influencer». Non vi si trovano invece architetti, ingegneri, imprenditori, banchieri, primari di medicina, grandi scienziati, insomma i rappresentati delle professioni borghesi solide, e non sottoposte ai capricci del caso e del favore umorale del pubblico. Questi cosiddetti vip taccagni, dunque, sanno meglio di qualunque rider che le loro fortune si devono, anche e soprattutto, a un rarissimo allineamento dei pianeti, e che i loro castelli, ubicati nei «quartieri residenziali extralusso» come scrivono sempre i riders, sono in realtà inesistenti, costruzioni magiche e non fatte di acciaio e cemento. In un niente, in quei quartieri, quelle case potrebbero dissolversi insieme con i loro avari padroni travolti da un rovescio della sorte.
PAURA ATAVICA
Insomma, cari riders, se Fedez o Rovazzi non lasciano la mancia, fidatevi: è anche perché hanno una paura fottuta. Paura che il sogno finisca, e ogni sogno finisce. Se i ricchi, ma specialmente i nuovi ricchi, sono taccagni, è perché ricordano la miseria atavica da cui provengono, e perché sono consapevoli che “polvere sei e in polvere ritornerai”: è solo questione di tempo. Non vi lasciano gli spicci perché sono perseguitati da un incubo che si raccontano tra di loro, come una setta si scambia la sua parola d’ordine, e l’incubo narra la storia di quel ricco sfondato che divenne povero perché iniziò a dare una mancia esagerata qui, un’altra mancia esagerata là, e alla fine rimase senza un soldo. Noi stessi abbiamo visto un giorno, in un ristorante elegante, un calciatore di cui in pochi anni si è perduta la memoria, ma che allora era molto in auge, lasciare al cameriere una mancia con una banconota da centinaia di euro. Quel calciatore non è finito nel nulla perché lasciava mance eccessive, certo, ma perché non aveva un vero talento. Ma in ogni caso c’era qualcosa di sinistro, di infausto in quel suo gesto. D’accordo, voi riders non chiedete mance mirabolanti, ma vedete, fareste comunque meglio a non aspettarvi nulla dai ricchi (soprattutto delle categorie che abbiamo detto) e a non pretenderlo con astio. Siate saggi: la fortuna è una ruota. Gira.