Libero, 30 aprile 2019
Ogni anno 22 infanticidi
Era il 30 gennaio 2002, in una villetta di Montroz, frazione di Cogne, accadde qualcosa che la mente stenta ad accettare: un bimbo fu trovato senza vita con la testa fracassata. Si trattava di Samuele Lorenzi, di appena tre anni. Il caso tenne l’Italia col fiato sospeso in attesa di comprendere chi fosse stato l’autore di un così atroce delitto. I dubbi sulla madre aleggiarono fin dai primi momenti, ma fu necessario attendere il 21 maggio 2008 per avere certezza che fosse stata lei, Annamaria Franzoni, a uccidere il pargolo. La sentenza della Corte di Cassazione tolse ogni dubbio, con una condanna a sei anni di detenzione in carcere e cinque agli arresti domiciliari. Pena appena scontata. Parliamo di 17 anni fa, e di un’Italia un po’ diversa da quella in cui viviamo oggi. La popolazione non aveva ancora toccato gli apici della crisi. Si può dubitare come le avverse condizioni di vita, date da uno stato sociale ed economico in crisi, possano incidere anche sui comportamenti umani, deviandoli? Non abbiamo la risposta, solo dubbi. Torniamo al tema centrale, citando l’episodio che ha suscitato la riprovazione dell’opinione pubblica, quello che vede protagonista Veronica Panarello, condannata a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio minore Loris. In questa brutta storia, s’inizia a insinuare un pensiero bislacco nella mente di molti: è possibile uccidere un figlio per ragioni superficiali, ammesso che possano esistere motivi validi per togliere la vita a chicchessia, in special modo se si tratta di tuo figlio. Chi genera la vita, la toglie, ma non per disperazione, per condizioni di vita ai margini o per casi di malattie incurabili.
GENITORI DISUMANI
Basta un capriccio, o l’esser stato testimone di un tradimento – è ciò che si è sospettato nell’infantcidio in questione – per esser tolto di mezzo, senza troppi ripensamenti. Come nell’omicidio del povero Giuseppe, il bimbo di Cardito, morto per le violenze subite dal compagno di una madre incapace a esserlo, tanto da permettere la persecuzione dei due figli piccoli, con corollario di bastonate frequenti e teste dei bimbi ficcate a forza dentro la tazza del cesso. Madre che, dopo la morte del bimbo, è stata intercettata telefonicamente mentre rideva con un amico. Ma ecco che il caso di cronaca più recente toglie ogni dubbio su un fatto: esiste la disumanità genitoriale. Una donna inscena un incidente stradale mai avvenuto, parlo dell’infanticidio avvenuto in provincia di Frosinone. Pur di salvare se stessa dall’orrendo misfatto compiuto non dubita, non vacilla, non pensa al figlio bensì a cautelare se stessa. Lo toglie di mezzo, dirà poi confessando il delitto, perché piangeva per un capriccio. Si scoprirà una realtà peggiore: a quanto pare il bimbo è stato strangolato perché, col suo pianto, disturbava i suoi genitori intenti ad accoppiarsi in automobile.
TEST PREVENTIVI
Non ce la sentiamo di dare significati psicologici a certi gesti. Ammettiamolo: esiste la cattiveria e l’anaffettività. Ciò che preoccupa, ciò che deve farci riflettere è che troppo spesso, nella società attuale, si genera prole con superficialità, forse per vivere da protagonisti il periodo della gestazione, che pone al centro dell’attenzione la femmina generatrice di vita. Mai nessuno che si complimenti con l’uomo, che eppure di suo ci mette molto… Una società che massifica gli esseri umani, forse sta generando un’umanità bulimica di protagonismo. Ciò che appare lampante è che gli infanticidi stanno crescendo in maniera allarmante – si parla da recenti dati statistici di una media di 22 uccisioni di minori l’anno a opera di madri o ex mariti o compagni – e le motivazioni che si celano dietro a ognuno di questi atti ci appaiono alquanto incomprensibili. Fa riflettere come, rispetto a un tempo, l’opinione pubblica si stia abituando a questi fatti di cronaca, come se la reiterazione possa creare una sorta di assuefazione. Piuttosto che sviluppare grandi campagne per sostenere la natalità, sarebbe meglio creare campagne di sensibilizzazione per informare i futuri genitori su ciò che significa davvero diventare madre o padre. Arriverei, in alcuni casi, a consigliare un test psicoattitudinale pre-concepimento. Altro che calo della natalità. Si deve generare la vita consapevolmente. Altrimenti meglio negarsi questo dono.