la Repubblica, 30 aprile 2019
Raddoppiano le rette di Oxford e Cambridge
Addio Oxford e Cambridge? Dopo la Brexit, il governo britannico intende aumentare le tasse universitarie per gli studenti dei paesi dell’Unione Europea: facendole passare dalle 9.250 sterline l’anno attuali a circa 25 mila sterline annue, cioè quasi i 30 mila euro che poi è la retta pagata dagli studenti extracomunitari. Già così le università inglesi sono le più care d’Europa: ma sono anche le migliori d’Europa e fra le migliori del mondo, a cominciare da “ Oxbridge”, l’acronimo con cui si identificano le due università rivali, puntualmente ai primi posti delle classifiche internazionali sull’istruzione accademica: per questo frotte di giovani europei vengono a studiare qui. Raddoppiare la retta, tuttavia, rischia di creare un grosso ostacolo: le università medesime prevedono che il numero di iscritti provenienti dal continente, attualmente 135 mila, calerebbe di due terzi.
È una brutta notizia per i tanti italiani che sognano di prendere la laurea a Londra: al momento il nostro paese è il terzo maggiore fornitore europeo di studenti alle università britanniche, con quasi 15 mila iscritti (e sono italiani anche 5 mila docenti e ricercatori). Ma è una brutta notizia anche per il budget delle università: pur essendo soltanto il 6 per cento del totale degli iscritti, gli studenti degli altri paesi della Ue rappresentano un’importante fonte di finanziamenti per i college inglesi. Secondo indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, il ministro dell’Istruzione Damian Hinds si accinge a introdurre l’aumento dall’anno accademico 2021-22, Cioè dopo la fase di transizione di circa due anni che dovrebbe entrare in vigore dopo la Brexit. Oltre a pagare più del doppio rispetto ai coetanei britannici, gli studenti europei non potrebbero più usufruire del prestito che copre interamente la “ tuition fee”,come si chiamano le tasse universitarie, da restituire solo dopo il 25esimo anno d’età, se si guadagnano almeno 21 mila sterline l’anno lorde e a interesse agevolato.
L’aumento non è stato ancora approvato ufficialmente. E non riguarderebbe comunque i 3 milioni e mezzo di europei, tra cui 700 mila italiani, che già vivono in Gran Bretagna, i quali (secondo gli accordi negoziati da Theresa May con la Ue ma non ancora passati dal parlamento di Westminster) potranno continuare a godere degli stessi diritti dei cittadini britannici anche dopo la Brexit: colpisce soltanto i ragazzi europei che in futuro vorranno studiare in questo paese. Il progetto suscita lo stesso forti critiche, non solo da parte delle università. «È una pessima idea», afferma Gavin Esler, candidato alle prossime elezioni europee con Change Uk, partito pro-Ue fondato da deputati dissidenti del Labour e dei Tories, «ci farà perdere talenti e denaro». Ed esorta i residenti europei a registrarsi (c’è tempo fino al 7 maggio) per votare qui e contro i partiti brexitiani. Ad approfittarne saranno altri paesi europei, come l’Olanda: le cui università offrono già corsi di laurea in inglese, ben qualificati nelle graduatorie mondiali e con rette molto più basse di quelle britanniche. A differenza della Gran Bretagna, i Paesi Bassi non si apprestano a uscire dalla Ue: per studiare all’estero nella lingua di Shakespeare, dunque, a un italiano basterà prendere un volo per Amsterdam anziché per Londra.