il Giornale, 30 aprile 2019
Da un capello il dna di Leonardo
Dopo aver letto l’appassionante libro di Carlo Vanoni, «A piedi nudi nell’arte», appena edito da Solferino, ci siamo convinti che l’arte diventa ancora più appagante se qualcuno – possibilmente dotato di competenza e bella scrittura – riesce a spiegarci la trama dei capolavori attraverso i fili di un romanzo. Salvo poi scoprire che, a volte, le vicende dei quadri famosi sono imbevute di realtà ben più colorate di qualsiasi tavolozza immaginaria. La conferma viene dalla fantastica vicenda della «scoperta dei capelli di Leonardo da Vinci»: una specie di detective story a sfondo «biologico»; sì, perché nella genesi di questo «evento eccezionale» (nel mondo dell’arte l’aggettivo «eccezionale» è come il nero nell’universo della moda, sta bene su tutto) c’entra anche il Dna, roba di natura cromosomica che apparentemente non sembra avere troppa attinenza con pennelli, tele e olio di lino. Ma quando si parla del nostro più grande genio rinascimentale, nulla è escluso, figuriamoci la scienza.
«Abbiamo recuperato oltreoceano un cimelio eccezionale: la ciocca di capelli di Leonardo da Vinci, una straordinaria reliquia che permetterà di procedere nella ricerca del suo Dna», è stato ieri il solenne annuncio dello studioso Alessandro Vezzosi, direttore del «Museo ideale Leonardo da Vinci», e della storica Agnese Sabato, presidente della «Leonardo da Vinci Heritage». Saranno loro ad illustrare dopodomani alle 11 presso la Biblioteca Leonardiana di Vinci (Firenze) i nuovi, affascinanti, segreti tricologici di Leonardo, uno che, in fatto di misteri nella sua vita non si è fatto mai mancare nulla. E, soprattutto, non ha mai fatto mancare nulla ai suoi ammiratori planetari che ogni giorno, a migliaia, si bloccano, come gechi al sole, dinanzi al «sorriso enigmatico» (e basta col ritornello del «sorriso enigmatico»!) della Gioconda.
La data scelta dai due esperti leonardisti per la presentazione de «Les Cheveux de Leonardo da Vinci» non è casuale, considerato che il 2 maggio è il giorno del quinto centenario della morte del mito barbuto più celebre d’Italia (dopo Salvini, s’intende).
La coppia Vezzosi-Sabato, nel 2016, rese nota «l’esistenza dei discendenti ancora viventi di Leonardo (ovvero di suo padre Ser Piero e del fratello Domenico), tra cui ci sarebbe il regista Franco Zeffirelli». A dimostrazione di ciò che dicevamo all’inizio: nell’arte, a volte, la realtà supera il romanzo.
«Il reperto storico della ciocca di capelli – spiega il professor Vezzosi – che fino a questo momento era rimasto nel segreto di una collezione americana, verrà esposto in anteprima mondiale, insieme a documenti che ne dimostrano l’antica provenienza francese».
«È l’elemento che mancava per dare ulteriore concretezza scientifica alle nostre ricerche storiche – aggiunge la dottoressa Sabato -. Grazie alle analisi genetiche su questo reperto, che saranno incrociate con gli esami sul Dna dei discendenti viventi e delle sepolture che abbiamo individuato negli ultimi anni, è ora possibile fare verifiche per la ricerca del Dna del genio, anche in rapporto alla tomba di Leonardo ad Amboise».
Infine – come se tutto ciò non bastasse -, oltre a «Les Cheveux de Leonardo da Vinci» i due esperti daranno conto di un’altra scoperta riguarda la cosiddetta «Gioconda nuda» del Museo Ideale, ovvero una copia della Monna Vanna conservata nel castello di Chantilly a nord di Parigi e datata attorno al 1503, stesso anno in cui Leonardo cominciò a lavorare alla più celebre Gioconda. Quella del «sorriso enigmatico».
Così, giusto per chiudere in bruttezza.