La Stampa, 29 aprile 2019
Supermarket superLouvre
Per quella coppia sarà una notte speciale. Il concorso è stato indetto il mese scorso dal Louvre assieme all’immancabile Airbnb. Si dovevano scrivere 800 caratteri per spiegare «perché saresti l’ospite perfetto di Monna Lisa». Nome e cognome dell’autore prescelto non sono ancora noti. Questa persona, comunque, accompagnata da una a suo piacimento, si ritroverà proprio domani sera, dopo la chiusura, a vagare nel museo, con un tour esclusivo. Poi saranno offerti loro un aperitivo e la cena davanti alla Monna Lisa. E un concerto privato negli appartamenti di Napoleone III (un tripudio di stucchi dorati). Infine dormiranno in una minipiramide ricavata sotto quella grande e trasparente progettata trent’anni fa nel cortile del Louvre da Ieoh Ming Pei.
L’iniziativa a Parigi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: da tempo si criticavano l’eccessiva commercializzazione del Louvre e la sua mercificazione dell’arte (compreso il video di Beyoncé e Jay Z). Tanto più ora che si è alleato con Airbnb, la piattaforma accusata qui del caroaffitto di certi quartieri e della fuga dei parigini veri (la città ha l’offerta Airbnb più ampia del mondo).
Il più visitato al mondo
Qualcuno, però, la deriva l’aveva già vissuta dall’interno. È la nostra «spia» nel Louvre. Si fa chiamare Denis Becker (uno pseudonimo) e lavora da dieci anni al museo come funzionario, in qualità di sorvegliante nelle sale. Ha scritto un libro sul suo Louvre, che uscirà a breve in Francia. Ha accettato di parlarne per la prima volta a viso scoperto in Italia a metà aprile, al Modena Buk Festival.
Eccolo adesso in un bar della capitale, a breve distanza dal museo. Che l’anno scorso ha macinato un nuovo record per il numero di visitatori: 10,2 milioni, più 25% rispetto al 2017, confermandosi il museo più visitato del mondo. È scrutato da tanti in Italia come un esempio virtuoso, che riesce a esportarsi (nel novembre 2017 è stata aperta una succursale ad Abu Dhabi, con tanto di pagamento di una generosa licenza). E che ha saputo limitare al 40% del budget la necessità di fondi pubblici (una quota bassa per questo tipo di struttura). Il problema, però, è che «il Louvre sta diventando un marchio», sottolinea Becker. «Si fanno tanti soldi, ma per me è una deriva. Alla fine si convertirà in un supermercato». Sì, la copertina prevista è la Gioconda infilata nel carrello di un supermercato.
E Supermusée sarà il titolo, perché il Louvre è diventato super, ma non in tutti i sensi. Il nuovo libro si inserisce nella scia di L
’urgence culturelle, saggio di Jérôme Clément uscito per Grasset nel 2016, sulla mercificazione delle opere d’arte e della politica culturale francese. E che già criticava aspramente il destino del Louvre. «Io ho preso tredici opere tra le più famose di quelle esposte», continua Becker: parto da una loro descrizione molto personale per scrivere poi del Louvre, di come funziona, di come ci si lavora e di come si visita». Aggiunge che «al di là dei grandi numeri, non ci si rende conto che, a causa dell’affollamento, tanti visitatori se ne vanno via con una sensazione di disgusto». Ovviamente non poteva mancare la Gioconda. «Quel paesaggio che si intravede dietro Monna Lisa appare selvaggio. E oggi, appunto, quando ci si ritrova nella sala dove viene esposto il dipinto di Leonardo da Vinci, si è immersi in uno stato selvaggio». Tra urla e spintoni.
Le frustrazioni dei sorveglianti
Quanto alla Nike di Samotracia, la scultura ellenistica che rappresenta la dea della vittoria, «è ancora lo spunto per sottolineare che ormai ci sono troppi visitatori. L’opera è il simbolo della battaglia contro un vento impetuoso, che la scuote. Ma contro il vento della folla che sale lì davanti non si può fare niente». Come ricorda Becker, «ormai è sempre più frequente il caso di visitatori che toccano le opere, soprattutto fra gli asiatici. In una decina d’anni l’afflusso è praticamente raddoppiato e il biglietto oggi costa 15 euro, 17 se prenotato su Internet, mentre era a dieci ancora cinque anni fa. Ma il numero di sorveglianti nelle sale come quella della Gioconda è rimasto lo stesso e in altre è addirittura calato». Loro, funzionari dello Stato, guadagnano il salario minimo stabilito in Francia per legge, con risicati scatti d’anzianità. Proprio per parlare dei dipendenti del Louvre, dei loro sogni e frustrazioni, Becker parte dalle due statue di Michelangelo, lo Schiavo ribelle e quello morente, pure loro ospiti del museo. E dalla Zattera della Medusa, colma di naufraghi disperati, il quadro realizzato da Théodore Géricault tra il 1818 e l’anno seguente.
La nostra spia al Louvre assicura che il suo libro sarà anche «un disperato atto d’amore. Appassionato dalla pittura italiana, avevo sempre sognato di lavorare lì. Anche solo per condividere la vita di ogni giorno con quelle opere, le loro storie, le sensazioni».