L’Economia, 29 aprile 2019
I buoni affari di Serena Williams
Campionessa. Imprenditrice. Mamma. E anche venture capitalist. Serena Williams, 37 anni, vincitrice di 23 tornei del Grande Slam, ha rivelato con un post su Instagram – dove la seguono 11 milioni di tifosi – di aver creato cinque anni fa la società di investimenti Serena ventures.
«Sì, so che posso tenere un segreto! – ha scritto la Regina del tennis, spiegando che la sua società – investe in aziende caratterizzate da: diversità nella leadership, potere agli individui, creatività e opportunità». In pratica, nella scelta delle startup su cui scommette, la Williams privilegia quelle fondate e/o gestite da donne, da afro-americani oppure con uno scopo sociale. Ma questo non vuol dire che l’obiettivo di Serena sia solo «fare del bene». A quello sono dedicate le sue iniziative filantropiche come il Williams sister fund creato con la sorella Venus nel 2016. Serena ventures invece è un vero business: «Investo in una startup solo se credo nel suo prodotto», ha detto la Williams. E ha precisato che il suo fiuto per gli affari è migliorato da quando, nel settembre 2017, è diventata la mamma di Olympia: «Sento che aver avuto una bambina mi ha aperto nuove opportunità di investimento, perché ora capisco i genitori, in particolare le madri, e capisco ancora di più le aziende».
Nell’opera di due diligence delle proposte di investimento e nella gestione del portafoglio di startup finanziate Serena è aiutata da un’altra donna, Alison Rapaport, una trentenne con laurea in Finanza alla Wharton business school della University of Pennsylvania e Mba ad Harvard, che prima ha lavorato per tre anni nelle gestioni patrimoniali di Jp Morgan Chase. Il portafoglio di Serena ventures vale oggi circa 12 milioni di dollari e conta una trentina di startup.
Ecco alcuni esempi delle società in cui crede la campionessa. Billie l’ha fondata nel 2017 a New York una donna, Georgina Gooley, stufa di dover usare, per depilarsi, rasoi pensati da uomini e più cari di quelli maschili. E così offre rasoi e prodotti per la depilazione femminile «a un prezzo equo», disegnati per dare alle donne «tenerezza amore e cura, ogni giorno, dalla testa ai piedi». Sempre a New York nel 2014 Alexandra Friedman e Jordana Kier hanno fondato Lola: «tamponi e pannolini per le donne dalle donne» è il suo slogan. A Los Angeles invece altre due donne, Denise Jin eMolly Kang, hanno fondato due anni fa Floravere: un marchio di vestiti «per la sposa moderna», che promette abiti di alta qualità, disegnati da bravi stilisti e fatti a mano, a prezzi ragionevoli (5-15 mila dollari).
Cibi organici e sani per i primi mille giorni di vita dei bambini li prepara e li spedisce a domicilio Little spoon, azienda fondata nel 2016 a New York dalla neo-mamma Michelle Muller con Angela Vranich e Lisa Barnett. Mentre Rockets of awesome è un servizio in abbonamento per la consegna a domicilio, una volta per stagione, di un pacco con otto capi di abbigliamento per bambini, scelti sulla base dei criteri indicati dalle mamme. L’ha fondata tre anni fa la mamma e imprenditrice newyorkese Rachel Blumenthal.
Nel settore dello sport e della salute, una startup scelta da Serena è Tonal: «un’intera palestra con allenatore personale, sulla parete di casa tua», suona la sua pubblicità. È un maxi-schermo collegato ad attrezzi: in video appare il trainer che spiega come fare gli esercizi secondo diversi tipi di programmi. In questo caso il fondatore è un uomo, Aly Orady, a San Francisco. Un ultimo esempio è Propel, società di software basata a Brooklyn, che sviluppa applicazioni per gli americani poveri: la sua app Fresh Ebt gestisce i buoni pasto concessi dal governo per fare la spesa, aiutando a risparmiare.