L’Economia, 29 aprile 2019
Facebook & co: mille miliardi nonostante i guai
La settimana scorsa gli indici S&P500 e Nasdaq hanno toccato nuovi massimi storici e il merito in gran parte va alle «zanne» di Wall Street, le quattro società il cui acronimo è Fang (zanna in inglese) – Facebook, Amazon, Netflix e Google (Alphabet) – più le due stelle hi-tech Apple e Microsoft.
Dall’inizio del 2019 questi sei titoli hanno guadagnato in tutto quasi un trilione – mille miliardi – di dollari di capitalizzazione, recuperando quasi tutte le perdite subite nell’ultimo trimestre 2018 e guidando il rialzo di tutto il listino: +16% per il S&P500 e +22% per il Nasdaq.
I calcoliA ispirare ottimismo sul futuro dei giganti high-tech sono i risultati del primo trimestre 2019 e le proiezioni per l’anno. Secondo un rapporto di Goldman Sachs global investment research i fatturati di Facebook, Alphabet e Amazon continueranno a crescere quest’anno del 20% e oltre, molto più della media del 3% delle 500 società dell’indice S&P500. E mentre i margini di profitto di queste ultime sono in media dell’11% quelli di Facebook e Alphabet rimangono stellari, rispettivamente attorno al 40% e sopra il 20%.
Le loro valutazioni, inoltre, non sono irragionevoli secondo Ken Allen, gestore del fondo di T. Rowe Price specializzato su scienza e tecnologia. Le azioni di Facebook costano 23 volte i profitti stimati per i prossimi 12 mesi e quelle di Alphabet sono a 25 volte, lo stesso livello circa dello scorso settembre; più care sono le azioni di Amazon a 60 volte i profitti futuri e quelle di Netflix a 89 volte, comunque meno care dello scorso settembre, quando erano rispettivamente a 84 e 95 volte.
Non tutti condividono questi giudizi positivi. Morgan Stanley, per esempio, raccomanda i clienti di limitare la loro esposizione al settore. Ma le ultime notizie sui Big Tech sembrano confermare le previsioni più rosee.
Facebook, la prima delle «zanne», continua ad avere parecchi guai con le autorità di controllo, sia in America sia in Europa, ma cresce. Per questo le sue quotazioni sono balzate dell’8% dopo l’annuncio dei risultati del primo trimestre 2019, nonostante abbia detto di aver messo da parte 3 miliardi di dollari in previsione della multa in arrivo dalla Federal trade commission, che potrebbe arrivare fino a 5 miliardi. La penale sarebbe per la possibile violazione di un accordo per cui Fb non può raccogliere e condividere dati degli utenti senza il loro consenso. Scontata la multa, Wall Street ha festeggiato gli altri numeri: l’aumento dell’8% degli utenti attivi nel mondo da 1,45 a 1,56 miliardi, con un totale di 2,7 miliardi di persone che usano Facebook, WhatsApp, Instagram o Messenger ogni mese; l’aumento del fatturato per utente da 5,5 a 6,4 dollari; l’aumento del 26% del fatturato trimestrale, da 12 a 15 miliardi di dollari. Unico dato negativo: il calo dei margini di profitto, scesi dal 46 al 42% – escluso l’accantonamento per la multa – per l’aumento degli investimenti nel monitoraggio dei contenuti. Ma a questo livello i guadagni del social network di Mark Zuckerberg restano comunque molto alti e secondo analisti la controllata Instagram spingerà un’ulteriore crescita.
Microsoft ha toccato di nuovo, brevemente, il trilione di dollari di capitalizzazione – superando per il momento Apple e diventando una delle tre sole società, proprio con Apple e Amazon, ad aver raggiunto questo traguardo – dopo l’ultimo bilancio trimestrale che ha mostrato quanto forte continui ad essere il business «nella nuvola» e come resista bene anche il «vecchio» software per pc. Il fatturato dei servizi cloud per le aziende è salito del 60% ed è aumentato del 73% quello di Azure, il rivale di Amazon web services (Aws). A Wall Street poi piacciono le aspettative per l’anno fiscale (da luglio) annunciate dal ceo Nadella: fatturato e profitti operativi in crescita di oltre il 10% per il terzo anno di fila.
Aws continua ad essere il business più forte per Amazon, dal punto di vista degli utili, raddoppiati nel primo trimestre 2019 rispetto a un anno prima. Ma sta emergendo anche un’altra fonte di affari e guadagni: la pubblicità digitale, in concorrenza con Google e Facebook. L’unica preoccupazione riguarda la nuova ondata di investimenti nell’infrastruttura di Amazon, attesa quest’anno e destinata a ridurre i profitti.
A proposito invece di un’altra Fang, Netflix, preoccupa l’impatto della nuova concorrenza da parte di tre grandi produttori di contenuti – WarnerMedia (AT&T), NBCUniversal (Comcast) e Walt Disney – che finora avevano concesso i loro film e telefilm alla piattaforma di Reed Hastings. Tutti e tre infatti stanno programmando il lancio di propri servizi in streaming e per questo possono decidere di togliere i loro contenuti da Netflix e tenerli in esclusiva. Il fatto è che, secondo elaborazioni del Wsj su dati Nielsen, nonostante i miliardi spesi nella produzione di video originali gli spettatori di Netflix passano la gran parte del proprio tempo (72% lo scorso ottobre) su Netflix guardando altro. Lo show più visto, per esempio, è il vecchio Office di NBCUniversal. Hastings ha dichiarato di essere pronto a rispondere alla sfida della vecchia Hollywood, la più spettacolare.