Corriere della Sera, 29 aprile 2019
Il record degli Avengers
Gli incassi di Avengers: Endgame hanno sorpreso anche gli analisti di Mojo, il sito americano specializzato nei risultati del box office: le previsioni per il primo weekend domestic (cioè Stati Uniti e in Canada) oscillavano «tra 260 e 300 milioni di dollari».
I primi dati del botteghino fanno salire la cifra a 350 milioni (circa 315 milioni di euro), nuovo record assoluto, che frantuma l’incasso del precedente campione, sempre un film Avengers: Infinity War che si era «fermato» a 257 milioni di dollari. I dati americani, dove il film è uscito venerdì 26 aprile sono poi amplificati da quelli internazionali che fanno salire gli incassi dei primi giorni di programmazione – in alcuni Paesi come l’Italia e la Francia il film era già uscito mercoledì 24 – alla cifra iperbolica di un miliardo e 200 milioni (circa un miliardo e 80 milioni di euro). Dove spiccano i 217 milioni di dollari incassati in Cina, la nuova vera frontiera per il cinema americano.
E forse sarà la volta che il record dei record, i 2 miliardi e 787 milioni di dollari (2 miliardi e 500 milioni di euro circa) incassati in tutto il mondo da Titanic, finirà per cadere sotto i colpi di quello che ormai si è rivelato il più grande affare messo a segno da uno studio hollywoodiano, l’acquisizione della Marvel da parte della Disney, più redditizio ancora (merchandising permettendo) dell’altra grande acquisizione da parte degli eredi di Topolino, quella della Lucas Film e della franchisee Star Wars. Naturalmente davanti a un successo di queste proporzioni viene da chiedersi se il merito sia solo di un’abilissima campagna di marketing e di un’occupazione manu militari degli schermi disponibili: negli Stati Uniti sono 4.666 quelli che programmano il film, in Italia erano 1.046 il giorno dell’uscita (ma ieri potrebbero essere aumentati ancora).
Dati che certamente hanno il loro peso ma che da soli non possono funzionare (vedi il «fallimento» dell’ottavo episodio della saga stellare, Gli ultimi jedi). Perché non si può dimenticare il crescendo narrativo con cui si è arrivato a questo film, dove i fili della labirintica saga Marvel riescono tutti a collegarsi e intrecciarsi perfettamente.
Per questo il merito non è solo della produzione e della regia (i due fratelli Anthony e Joe Russo) ma anche merito degli sceneggiatori Christopher Markus e Stefen McFeely, che avevano lasciato gli spettatori con l’amaro in bocca facendo «morire» alla fine dell’episodio precedente una bella fetta di supereroi. Alimentando così l’attesa per il destino di Iron Man & C. nella nuova avventura, dove tutti si aspettavano che il lavoro di continuity iniziato negli episodi precedenti fosse portato a compimento. Senza dimenticare il colpo di genio di iniziare il film con un’ora senza effetti digitali, tutta dedicata all’approfondimento psicologico dei vari personaggi, capace di creare inaspettati aspetti comici dove meno te lo aspetti. Per esempio, in un Thor/Lebowski che è sicuramente uno dei punti di forza del film.
Così alla fine i puristi forse storceranno il naso per il troppo spazio lasciato alla «nietzschiana volontà di potenza» dei personaggi e a «una voglia di riscatto che non passa attraverso la tradizionale rigenerazione propulsiva dei valori» (prendo questa esegesi dalle acute analisi di Filippo Mazzarella) ma trovarsi per una volta di fronte a un film di supereroi che non pensano solo a sfoderare i loro poteri riducendo il film a un campionario di effetti digitali ti lascia la sensazione che anche alla Disney qualcuno stia pensando a un pubblico non solo infantile.