La Stampa, 29 aprile 2019
Buffett: «Per me la Brexit è un buon affare»
«Sarei pronto a comprare qualcosa nel Regno Unito domani». Warren Buffett ha dato una bella mano a Londra, rilasciando questa dichiarazione controcorrente al Financial Times, proprio mentre il piano per la Brexit è avvolto nella confusione e nel caos. La sua uscita però può sorprendere fino ad un certo punto, perché il leader del grande fondo di investimenti Berkshire Hathaway ha sempre pensato che la moneta unica fosse un progetto complicato, ha sempre sostenuto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non fosse una buona idea, ma prima del referendum del 2016 aveva avvertito che l’esito della consultazione non avrebbe avuto alcun effetto sulle sue decisioni finanziarie, professionali e personali.
Durante un’intervista col Financial Times ad Omaha, Buffett ha spiegato che «noi siamo favorevoli alle opportunità di mettere i soldi in luoghi dove pensiamo di capire il sistema e avere fiducia in esso. Non capiremo mai nessuna cultura, leggi fiscali o costumi come gli Usa, ma ci avviciniamo molto in Gran Bretagna». Messo così, l’interesse a investire nel Regno Unito sembra dettato da un’affinità generale, più che da una valutazione specifica delle condizioni attuali e delle possibilità concrete esistenti. Quest’anno però Buffett ha avvertito i suoi azionisti che Berkshire è intenzionato a «investire somme significative oltre i confini», per la semplice ragione che le opportunità negli Usa stanno diminuendo, anche a causa della concorrenza dei fondi di private equity.
Dunque “l’oracolo di Omaha” ha la necessità di cercare nuove occasioni, e per ragioni culturali pensa sia più facile trovarle a Londra, indipendentemente da quanto succederà con la Brexit. In realtà l’uscita dalla Ue ha già avuto un impatto sulle attività di Berkshire, che ha appena aperto un polo assicurativo a Dublino, per mettersi al sicuro dagli effetti della transizione e garantirsi la possibilità di continuare ad operare nell’Unione. Ciò però non toglie che faccia nuovi investimenti anche nel Regno Unito, se li trovasse convenienti, come è ovvio nella mente di un uomo d’affari.
Nell’intervista Buffett ha detto che per la Ue «è molto difficile trovare in punto di equilibrio tra l’autonomia e l’interesse comune», anche perché si tratta di paesi che parlano lingue diverse e hanno «situazioni fiscali interamente differenti. Non mi sorprende che ci siano molte tensioni, alle volte anche impossibili da superare». Queste però erano opinioni che aveva sempre espresso, dicendo che da una parte capiva la volontà di unirsi, ma dall’altra riconosceva gli ostacoli. Prima del referendum del 2016 aveva dichiarato che non si spiegava come l’Unione fosse riuscita a sopravvivere così a lungo, ma aveva aggiunto che sarebbe potuta andare avanti con le dovute riforme, perché in fondo anche gli Usa nel corso della loro storia hanno aggiornato la Costituzione attraverso gli emendamenti, allo scopo di adeguarla ai tempi e renderla più funzionale. Nello stesso tempo aveva detto di ritenere che «la Brexit non sarebbe una cosa buona». Buffett aveva però avvertito che l’esito del referendum non avrebbe influenzato le sue decisioni finanziarie, e ora lo ribadisce nonostante il caos, anche se i suoi investimenti precedenti in Gran Bretagna, come quelli nella catena di supermercati Tesco, non sono andati tutti bene.