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 2019  aprile 29 Lunedì calendario

La riscossa del portinaio

La prima cosa è il cigolio del ferro vecchio del cancello arrugginito. Poi una stradina battuta con il pavimento rialzato. Le crepe sui muri e l’edera che cresce selvaggia sulla struttura grossa del palazzo. Uno stabile popolare del quartiere San Siro di Milano. Un cubo rotto, pennellato di un grigio uniforme interrotto solo dalle finestre arancioni, che si alza fino in cielo per dieci piani d’altezza. In un gabbiotto di legno, seduto su una sedia di plastica rossa, c’è il portiere del condominio. Un signore di cinquant’anni. Un po’ tondo, barba bianca, una cicatrice sulla guancia, la felpa col cappuccio e un cappellino con la visiera. Si sporge solo col naso fuori dall’uscio del gabbiotto. «Piacere, Andrea». Ci stringe la mano, senza mettere un piede fuori per tutto il tempo del colloquio. «Devo stare attento, qua possono entrare persone poco raccomandabili», dice in tono serio. Non si sente al sicuro?, chiediamo. Risponde col ghigno di chi ne ha viste tante. Tira fuori due mazze da baseball e un coltellino appuntito. E non ha timore, ci fa intendere, ad usarli in caso di bisogno. Ma il suo mestiere non gli dispiace. Qui lavora da un paio d’anni. Prima era alle case popolari di piazzale Corvetto. «Al di là della delinquenza, è bello lavorare nelle case popolari. Le persone sono più umane». È invitato spesso a pranzo dai condomini. Chi gli offre il caffè. Chi gli regala vino per Pasqua. Nello stabile appresso, il suo collega più giovane, il 40tenne Alessandro, ha un altro carattere. Alto, magro e la risata che esplode ogni due parole. Risuona fin dentro le scale. Non cambierebbe mai il suo lavoro. Fa le pulizie, spazza e accorre appena un condomino lo reclama. Scherza, ha la battuta pronta. «Il portiere diventa anche uno psicologo, per i residenti. Vengono a raccontarmi tutto». E infatti sa proprio tutto di tutti. Nasconde alla moglie del primo piano la multa del marito. Abbassa gli occhi quando nell’appartamento della signora della scala C, entra un uomo avvenente. «Tutti i giorni sempre alla stessa ora quando il marito non è in casa».

NUOVE ASSUNZIONI
Se fino a qualche anno fa il mestiere del custode nei condomini sembrava destinato a scomparire, negli ultimi due anni, invece, c’è stata una ripresa. Nuove assunzioni o vecchi portinai nuovamente richiesti. Secondo i dati di Confedilizia, già dall’inizio del 2017, i custodi dei palazzi sono aumentati del 10%. Cinquantamila mila portinai sono concentrati soprattutto nelle grandi città come Roma, Milano, Napoli e Torino, ma anche Genova, Monza, Bari e Palermo. Età media 45-55 anni. Molto diffuso l’orario part time per ragioni di risparmio economico. A Milano circa la metà dei portinai usufruisce dell’orario ridotto, il 35% a Roma, a Napoli il 30. «Molti condomini che avevano tolto il servizio per abbattere le spese, sono tornati sui loro passi perché si sono resi conto che il custode non può essere sostituito da un videocitofono», spiega Alessandra Egidi, segretario generale di Confedilizia. «Da un lato, poi, ci sono state nuove assunzioni per rispondere a nuovi bisogni. Prima tra tutti l’aumento esponenziale dei pacchi ordinati online che arrivano a casa. La presenza del portiere in questo caso è un vantaggio». Ma alla base dell’aumento delle richieste del mestiere ci sarebbero pure ragioni di sicurezza. «Tra i compiti del custode c’è pure la vigilanza», sottolinea Egidi, «non è una vigilanza armata, ma è un deterrente. Perché il portiere guarda a vista e se si accorge di una situazione di pericolo, può avvisare subito la polizia». I dati di Confedilizia confermano che la presenza di un custode quasi azzera il rischio di furti nel condominio, circa l’80% in meno rispetto alla media. «Inoltre la presenza del custode garantisce anche una supervisione sulla conservazione del condominio. Segnala i guasti e l’usura», aggiunge Egidi.

FACTOTUM DI FIDUCIA
I portieri sono presenze discrete. Eppure si occupano di tutto. Dalle pulizie delle parti comuni del condominio ai più piccoli piaceri che gli vengono richiesti. Entrano persino in casa dei condomini, che gli affidano le chiavi, le piante da annaffiare, il gatto da accudire quando sono in vacanza. Antonella, 64 anni, capelli rossi corti, rossetto, è una tuttofare. È la portinaia di un palazzo in Città Studi, a Milano. Lavora da più di una decade nello stesso stabile. Conosce tutti. Vuol bene a tutti. Da qualche tempo ha problemi di schiena. Non riesce ad abbassarsi come un tempo, i condomini non hanno fatto una piega quando ha chiesto di poter lavorare qualche ora in meno. Ad aiutarla c’è pure suo marito, signore dalle belle maniere e dal sorriso disteso. Tutt’altra vita la fanno i custodi dei condomini più eleganti. In un bel palazzo signorile di Porta Venezia, la portiera non si occupa nemmeno delle pulizie. «I condomini si sono affidati a un’impresa di pulizie». E si vede: il marmo che brilla. La custode sa come ci si deve rapportare con le persone altolocate. È gentile, sorridente, ma non alla buona come i custodi delle case popolari. Niente capelli arruffati né scopa sotto il braccio. Guarda chi entra e chi esce. Custodisce le chiavi, prende le lettere. Sa con chi può scambiare una battuta di troppo e con chi, invece, deve attenersi a un cordiale saluto. «Qui prima che ti facciano salire in casa propria, ne passa di tempo. Ma se poi capiscono che possono fidarti di te e che sai comportarti in un certo modo, ti spalancano le porte», racconta. Ti offrono il caffè vuoi dire? «Molto di più. Mi invitano ai matrimoni dei figli. O mi prestano le loro auto o addirittura le chiavi della casa al mare o in montagna».