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 2019  aprile 28 Domenica calendario

Kristen Stewart crede nel sesso fluido

«Non mi sono mai considerata il simbolo di un fenomeno pop quando tra i vampiri interpretavo Twilight. Tantomeno penso di esserlo oggi perché ho scelto di far parte del nuovo «Charlie’s Angels», afferma con ironia Kristen Stewart. L’attrice a Hollywood gira un film dopo l’altro eed è anche un’icona di moda («mio malgrado», ride). Partecipa spesso a importanti manifestazioni artistiche con il compagno o la compagna del momento (attualmente è vicina alla stilista Sara Dinkin). 
«Ho esordito bambina in Panic Room con Jodie Foster, posso dire di avere alle spalle una lunga carriera. A me piace diversificarla e, anche se posso distrarmi con le favole di Hollywood come Biancaneve e il cacciatore, mi interessano i talenti underground, sono di casa al Sundance con i miei lavori e prediligo i più innovativi film indipendenti. Come Jeremiah Terminator Leroy, provocatorio film presentato a Toronto». Racconta la storia di J. T. Leroy, (finto) autore di «Sarah» e «Ingannevole e il cuore più di ogni cosa», che alla fine degli anni ‘90 diventarono un caso letterario. 
Il film narra come in realtà J.T. Leroy non esistesse, ma fosse uno pseudonimo usato dalla scrittrice Laura Albert che a un certo punto decise di chiedere alla cognata Savannah, 18enne, di impersonare l’incerta sessualità di Leroy con una parrucca bionda e occhiali neri. Fu una truffa «letteraria». 
Lei interpreta Savannah. Quale sarà secondo lei la reazione del pubblico? 
«Il film susciterà reazioni controverse perché affronta temi attuali: la ricerca di identità, la confusione o mescolanza senza etichette dei sessi: chi è maschio, chi è femmina, chi è tutti e due. Ma la parola bisessuale non mi piace, preferisco l’aggettivo fluido. Il film ha una verità e racconta quanto sia arduo etichettare le esperienze più complesse della natura umana. Pone anche un interrogativo: la realtà imita la fiction o la fiction si sostituisce alla realtà?». 
Era interessata anche da adolescente al mondo artistico? 
«Sono cresciuta nell’industria del cinema: mia madre scrive storie e dirige film, mio padre è un manager e produttore per la televisione e non solo. Da bambina ho avuto i miei primi riconoscimenti ma in realtà io volevo diventare una scrittrice e una regista, non essere al centro di molte attenzioni come attrice». 
Che cosa l’ha spinta ad accettare «Charlie’s Angeles»? 
«Perché rappresenta l’ottica di una nuova generazione femminile al lavoro e in azione. Il film è diretto e interpretato da una donna, Elizabeth Banks, che è anche sceneggiatrice e coproduttrice. Il team è vario. Ci saranno diversi Bosley, il misterioso boss delle Angels». 
In qualche modo entreranno anche i temi del Movimento Me Too contro le molestie sessuali? 
«Nella vita ci sono i sì e i no. Le donne di Charlie’s Angels sanno dire sì e no e agire. Lo dico perché sin da giovanissima sono oggetto della curiosità altrui». 
Quali donne ammira? 
«Le donne devono avere fiducia in loro stesse prima di trovare il consenso degli altri. Le graduatorie non mi interessano. Mi piace Patti Smith. Tra le attrici Charlize Theron». 
Ha interpretato la tormentata attrice Jean Seberg im «Against All Enemies». Che cosa le ha dato questo ruolo? 
«Il film è un thriller politico, non solo una biografia. Similitudini con le mia vita privata? Non mi piace parlarne perché ogni cosa detta verrebbe banalizzata. Comunque ho sempre nella mente un obiettivo: provare, fare esperienze aiuta a non fermarsi. Come è d’aiuto avere sempre un punto fermo. Per esempio ho acquistato una casa con i miei guadagni di Twilight, non dimentico quanto quella saga mi ha dato. Anche se allora l’eccessiva attenzione del pubblico mi pareva nemica». 
Tra le sue passioni c’è anche la pittura. Perché? 
«È un altro modo di pensare, di tradurre le proprie idee, di immergersi nella propria realtà e di guardare quella degli altri».