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 2019  aprile 28 Domenica calendario

Flavia Pennetta parla del suo amore per Fognini

Il re di Montecarlo è uscito presto. Tra i postumi dell’impresa, un infortunio muscolare alla coscia destra: Fabio Fognini ieri mattina aveva appuntamento con le terapie che presto lo aiuteranno a tornare in campo. A Madrid, il torneo dell’avvento sulla terra (dopo tre anni di lontananza) del divino Federer. «Ma forse anche prima...» sorride la gatta accoccolata sul divano della bella casa di Barcellona, mentre aspetta il suo eroe per pranzo. 
Flavia Pennetta, oltre che la campionessa dell’Open Usa 2015 (seconda italiana nella storia dopo Francesca Schiavone a conquistare un titolo Slam), è la moglie del ragazzaccio che nel Principato, la domenica di Pasqua, l’ha combinata grossa. Il suo Fabio è un ritratto amorevole e delicato, cui Flavia si presta dopo aver lasciato il giusto spazio sui giornali al talento che ha sposato tre anni fa. 
Il primo pensiero quando ha visto il serbo Lajovic steccare la palla sul match point per Fabio nella finale di Montecarlo. 
«Una felicità enorme. Per lui, perché un successo così grande se lo meritava. È un premio alla carriera. Conosco Fabio: ci vivo, so come si allena e so cosa si prova. Fai tanto per raggiungere un obiettivo che è per pochi. Nel tennis – Federer, Nadal e Djokovic a parte – sono più le volte che perdi, di quelle che vinci. È come se avessi vinto anch’io». 
Al di là della coppa, cosa la rende più orgogliosa? 
«Il senso di giustizia della vittoria di Montecarlo: Fabio gioca troppo bene a tennis per non conquistare un titolo molto importante, ha troppo talento nel braccio». 
Teme di vederlo cambiare? 
«No. È sempre stato più in lotta con se stesso che con gli avversari: il carattere l’ha penalizzato. Fabio si è domato, lo doveva a se stesso. Ma i suoi schizzi li avrà sempre. Il vaffa, la racchetta rotta... Non vedremo mai in campo un lord inglese! È divisivo: lo ami o lo odi. Ma ai tifosi piace proprio perché è un cavallo pazzo». 
E come si vive tutti i giorni con un cavallo pazzo? 
«Quando si avvicina un torneo sa essere molto intenso. Non è facile starmi vicino, ammette. Ma nella routine quotidiana si alleggerisce». 
Senza matrimonio e senza paternità, avrebbe vinto a Montecarlo? 
«Sarebbe arrivato comunque, perché il suo tennis è unico. Però è vero che diventare padre di Federico, due anni il 19 maggio, lo ha responsabilizzato. Ora non è più figlio, è padre. L’ho visto cambiare sotto i miei occhi: non è stato facile accogliere Federico per un uomo molto figlio dei suoi genitori». 
Quando ha svoltato? 
«Quando Federico aveva 6 mesi, ci siamo trasferiti a Miami: lì Fabio ogni anno fa la preparazione invernale con il coach. All’inizio eravamo molto spaventati. Non sembra, ma Fabio è più apprensivo di me. In Florida, per la prima volta, ha davvero vissuto suo figlio: Fede aveva 5 giorni quando Fabio è partito per il Roland Garros e, da lì in poi, ha viaggiato molto. Quei tre mesi a Miami sono stati scioccanti. Io mi sono pure presa l’influenza e lui ha dovuto cavarsela da solo. Lì si è reso davvero conto per la prima volta di essere diventato padre. Ed è stato un casino. Ora ne rido, ma per noi fu un piccolo drammone! Oggi Fabio e Federico sono inseparabili: un amore folle». 

Sui social suo marito scrive a lei e vostro figlio messaggi dolcissimi. Gliele dice anche, quelle belle parole? 
«È più bravo per iscritto, perché fondamentalmente Fabio è un timido. Ma è dall’inizio, quando mi corteggiava, che mi scrive cose stupende: dediche, pensieri, bigliettini. Non sono stupita: mi sono innamorata di un uomo che mi ha fatta sentire amata, desiderata, protetta. E ha anche cominciato ad ascoltarmi sulle questioni tennistiche. Non mi dà mai la soddisfazione di dirmelo, cioè, ma so che mi ascolta». 
Quali sono i temi di scontro, invece? 
«Liti furenti, mai. Quando discutiamo lui, che è un po’ permaloso, tiene di più il muso. Io, dopo che mi sono sfogata, volto pagina». 
Il momento più basso è stata la squalifica di Fognini per insulti sessisti alla giudice di sedia a New York nel 2017? 
«Per me, visto da fuori, è stato il momento più triste perché è emersa un’immagine di Fabio che non corrisponde al vero. Sua madre, sua sorella, me... Lui ama le donne e le rispetta. Ma era un periodo in cui con Federico era poco presente: si sentiva in colpa per le cose che non stava facendo, era nervoso. Quello di New York rimane lo sfogo peggiore che abbia mai avuto. Ma è passato e non ne abbiamo mai più parlato». 
Anche l’esultanza, a Montecarlo, è sembrata più matura. 
«Ha stupito anche me: l’ho visto pacato nella festa, lucido e consapevole nelle interviste. Non deve più dimostrare niente a nessuno». 
Ma l’adrenalina della finale non le ha fatto tornare voglia di tennis? 
«Sì, infatti tornerò in campo a Parigi, in doppio con la Schiavone, nel torneo delle leggende al Roland Garros. Ho ripreso ad allenarmi: tremendo! Sembra che io non usi certe articolazioni da un millennio...». 
Dice Fabio che vorrebbe un secondo figlio: il cantiere è ufficialmente aperto? 
«Sì, se Dio vuole spero che avremo novità a breve. Federico sta crescendo, è più indipendente: ci sentiamo pronti. È il momento».