la Repubblica, 28 aprile 2019
Mimmo Lucano: «Torno a Riace per vincere»
Domenico Lucano, sindaco di Riace, è nato a Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria).
«Riace è stata l’opera pubblica più bella della Calabria, costruita accogliendo chi scappava dalle guerre. Non possiamo permettere che la distruggano». Mimmo Lucano ieri mattina non c’era alla presentazione di “Il cielo sopra Riace”, la sua lista per le prossime amministrative. Né potrà partecipare alla campagna elettorale. Per ordine dei giudici, da 7 mesi è esiliato dal borgo dell’accoglienza e non può tornarci. Ma ha deciso comunque di combattere per quel “modello di governo” che ha reso il piccolo comune della Locride un simbolo mondiale di integrazione e che la procura di Locri considera un “sistema criminale”. Dopo tre mandati da sindaco, riparte da consigliere? «Non mi spaventa ricominciare dal zero. Credo nel potere dei governi locali di cambiare le cose dal basso, puntando sulla partecipazione diretta. Un po’ come accade in Rojava. I curdi per me sono sempre stati d’ispirazione». In molti la davano candidato alle Europee «Ho rifiutato. La sfida è qui e io non mi sottraggo al confronto, né ai processi, come hanno fatto alcuni ministri. Non cerco immunità. Ma inizio a pensare che ci siano cittadini di serie A e di serie B. Da quello che leggo, il sottosegretario della Lega, Armando Siri è accusato di cose ben più gravi di quelle che imputano a me. Eppure lui è al governo, difeso dal ministro dell’Interno, io in esilio». A proposito di Lega, si sarebbe mai aspettato una lista di leghisti a Riace? «Ufficialmente si presentano come civica, ma dentro c’è anche il segretario locale di “Noi con Salvini”. Fino a qualche anno fa sarebbe stato assurdo». Perché? «È sempre stato un partito secessionista, che si scagliava contro il Sud, ma sembra che lo abbiano dimenticato. Comunque, se Salvini dovesse venire qui, chiederei ai miei avvocati di presentare un’istanza per permettermi di partecipare. Vorrei fare un confronto diretto e pubblico con lui». Cosa si aspetta da queste amministrative? «È difficile fare previsioni. Siamo sempre stati eletti con percentuali crescenti di voti, ma gli eventi di questi mesi hanno creato sconforto e divisioni. In paese però molti rimpiangono “il borgo dell’accoglienza”. Di certo, ci impegneremo perché è una sfida che va oltre il territorio. In tutta Italia, c’è bisogno di umanità. Per questo Riace è diventata un punto di riferimento». Dovesse vincere, crede di poter ricostruire il sistema di accoglienza senza contributi pubblici? «Ne sono certo. Attorno a noi c’è una solidarietà crescente».