la Repubblica, 28 aprile 2019
Ci vuole orecchio per punire i razzisti
Ci vuole orecchio, cantava il dottor Jannacci. Aveva ragione. Ci vuole sempre, in particolare negli stadi di calcio dove si è costretti a registrare un diffondersi della sordità. Ecco perché lancio un appello, ma senza chiedere a nessuno di sottoscriverlo. Ero indeciso tra due titoli. Il primo, “Percezione e perfezione”. Il secondo: “Per favore, smettiamola di prenderci per il culo”. Scelgo il secondo, più incisivo. Destinatari, ad libitum: questori, prefetti, funzionari e agenti di polizia, politici, Gravina, Malagò, Nicchi e gli arbitri. Tifosi specializzati in cori razzisti no, ormai è chiaro che fanno quello che gli pare, anche perché glielo lasciano fare, dentro e fuori gli stadi. Se qualcuno aveva dubbi, gli sono passati il giorno di Milan-Lazio.
Va bene che poliziotti come Montalbano, Lojacono, Ferraro, Cavallo, Tarcisio Ghezzi, Arrigoni, Schiavone esistono solo nei libri, ma non ci voleva un genio per capire che su 4mila tifosi della Lazio arrivati a Milano poteva esserci qualche nostalgico più acceso, attirato da piazzale Loreto alla vigilia del 25 aprile. Occasione da non perdere. Infatti non l’hanno persa: lunghissimo striscione, appello dei camerati presenti, saluti romani. Tutto fila liscio. Identificati, e poi allo stadio. Hanno vinto loro. La sensazione è che alle forze dell’ordine, in questo e in altri casi, si sia chiesto di monitorare la situazione senza intervenire. Obiettivo, il pareggio: né morti né feriti né contusi né vetrine spaccate. Peccato che questo presunto pareggio sia una sconfitta. Se è difficile e rischioso allontanare di notte un gruppo di razzisti da uno stadio pieno, non dovrebbe essere difficile né rischioso impedire l’esibizione di una trentina di nostalgici all’ora di pranzo, nel cuore di Milano. In un batter d’occhio il filmato è arrivato in tutto il mondo, dal Nebraska alla Lituania. Cosa che indubbiamente avrà fatto piacere ai fascisti, ma per l’immagine dell’Italia non è stato uno spettacolo edificante.
Percezione, dicevo: Mazzoleni non ha sentito nulla, sarà l’acustica di San Siro, gli era già capitato con i cori interisti contro Koulibaly. Anche quelli della Rai non hanno sentito niente, nemmeno i bordocampisti. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario con delega allo sport, commenta: «Via dagli stadi chi fa casino». Non vorrei passare per pignolo, ma si fa casino lanciando petardi, accendendo fumogeni, strombazzando con le vuvuzela. I cori razzisti sono altra cosa. Ancora Giorgetti (dal Corriere dello sport): «Servono punizioni esemplari. Le regole ci sono, cominciamo ad applicarle». Ecco, appunto: chi comincia? Sempre Giorgetti: «Bisognerebbe copiare dall’Inghilterra». Fornisco un aiutino. 2 dicembre 2018, Arsenal-Tottenham. Un tifoso del Tottenham lancia una buccia di banana verso Aubameyang. Daspo di 4 anni e 500 sterline di multa. 9 febbraio 2019: due tifosi del Southampton mimano il volo dell’aereo precipitato con Emiliano Sala (e venerdi suo padre è morto di crepacuore): arrestati allo stadio e bannati dai Saints per tre anni. 10 aprile 2019: vigilia di Slavia Praga-Chelsea. Sei tifosi del Chelsea in un video girato in un pub insultano Salah in quanto islamico. Negato l’accesso allo stadio e ritirati gli abbonamenti a tutti e sei. 12 aprile 2019: Arsenal-Napoli. L’Arsenal sta cercando di identificare un suo tifoso che in un video di 15” su Snapchat insulta Koulibaly. Si può copiare l’Inghilterra, volendo e potendo, ma senza dimenticare che da loro molte cose, dal ruolo degli steward alla polizia, alla reale, forte collaborazione dei club nell’individuare e colpire il tifo razzista, sono diverse. Il Fare (Football Against Racism in Europe) ha invocato l’intervento di Uefa e Fifa per una sorta di commissariamento del nostro calcio, “alle prese con un problema molto grande che non sa gestire né contrastare”. Il Times ha pubblicato dando risalto. Cosa replicare? Niente, è tutto vero. Il commissariamento non ci sarà, la figuraccia su scala mondiale c’è già stata. Non era la prima e non sarà l’ultima.
Varie. Titolo della settimana: non assegnato. Fotografia: sulla Libertà, due ragazze con jihab esultano alla vittoria del Piacenza sull’Entella. Libro: “La giusta parte” di Alessandro Bonan, ed. La nave di Teseo. Bonan è un volto televisivo, ma a differenza di molti suoi colleghi sa cosa fare con una penna, si fa per dire, in mano. Se vi è piaciuta la storia del rigore più lungo del mondo, raccontata da Osvaldo Soriano, vi piacerà anche questa. Dalla prima all’ultima pagina è la storia di un rigore che decide salvezza e retrocessione in B. Si affrontano l’attaccante e capitano Pietro Giacomelli detto Pesse, idolo dei tifosi, giocatore estroso che in campo e fuori ne ha combinate di tutti i colori, e il portiere Antonio Griffanti, il suo opposto: grigio, ligio, serio. Il finale è aperto, Bonan non dice se il rigore è realizzato, parato, calciato fuori. Non si sa. Si sa che è un bel libro, 8, e può bastare.
Angolino della poesia. “Mi abitano paesi spopolati/e il vento/ la luce che scorre in un istante/e frana nella crepa dei calanchi/ nella carne”. È di Maria Pina Ciancio. “La mia donna con gli occhi di savana/la mia donna con gli occhi d’acqua da bere in prigione/ la mia donna con gli occhi di legno sempre sotto la scure”. È di André Breton.