il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2019
I suicidi tra i poliziotti francesi
Quando alle 9 del 18 aprile gli agenti del commissariato centrale di Montpellier sono entrati nell’ufficio del capitano della polizia dipartimentale, hanno trovato la loro collega Elisabeth, 48 anni, madre di due bimbe, morta: si era sparata con l’arma d’ordinanza. Lo stesso giorno, un altro poliziotto, 25 anni, è stato ritrovato a casa sua, a Villejuif, nella periferia di Parigi., anche lui si era tolto la vita con la sua pistola. Sono 28 i poliziotti che dall’inizio dell’anno si sono suicidati in Francia. I dati dei sindacati della polizia concordano con quelli della Mobilisation des policiers en colère: un’associazione nata nel 2016.
Da allora i “poliziotti arrabbiati” denunciano le condizioni del loro lavoro e chiedono più mezzi e personale (dopo i tagli voluti da Nicolas Sarkozy). Ma anche la fondatrice dell’associazione, Maggy Biskupski, 36 anni, si è tolta la vita due anni dopo sparandosi con la sua pistola. In Francia, nel 2018, si sono registrati 35 casi di suicidio nella polizia. Il Syndicat général de police teme che di questo passo nel 2019 si superi il tetto di 70 suicidi del 1996, quello che i poliziotti chiamano “l’anno nero”.
Il 19 aprile ci sono state proteste davanti ai commissariati di polizia. La settimana prima il ministro Christophe Castaner era andato in visita all’Hôpital des gardiens de la paix, sul boulevard Saint-Marcel, a Parigi, un’istituzione centenaria che propone un servizio di pschiatria e accompagnamento psicologico per gli agenti “in condizioni di fragilità”. In questa occasione aveva annunciato la creazione di una “unità prevenzione suicidio” aperta 24 ore su 24. Sarà attiva da domani. Stando a un rapporto del 2018 sul “malessere dei poliziotti”, il tasso di suicidi è superiore del 36% a quello del resto della popolazione. Per lo stesso rapporto, i poliziotti che arrivano all’atto estremo hanno in media 40-45 anni.
Nel rapporto si precisa: “Le difficoltà proprie alle forze di sicurezza interna, come la vicinanza con la morte, i ritmi di lavoro sfasati, e il peso della gerarchia, costituiscono senza alcun dubbio dei fattori aggravanti”. Per Frédéric Galéa, delegato nazionale del sindacato della polizia Alliance, quello annunciato da Castaner è solo “l’ennesimo piano”: “Dei dispositivi esistono già. Altri piani sono stati avviati nel 2010, 2015, 2018, ogni volta con nuove misure per accompagnare meglio il personale sul piano sociale, amministrativo e medico – ha detto alla radio France Info – prendiamo atto della buona volontà, ma ora chiediamo che venga ristabilita umanità nel lavoro. Una gerarchia troppo pressante può mettere in condizioni di sofferenza un’intera unità di polizia”. I piani messi in atto finora dai precedessori di Castaner, nel 2015 da Bernard Cazeneuve e nel 2018 da Gérard Collomb, puntavano in particolare sull’accompagnamento psicologico. Nel 2016 Cazeneuve, di fronte alle proteste dei poliziotti sotto tensione per il terrorismo e le aggressioni subite, aveva anche promesso 250 milioni da investire in giubbotti anti-proiettile, veicoli moderni e armi. Per Galéa è però necessario “intervenire a monte, sulle condizioni e l’organizzazione del lavoro facendo in modo di riconciliare vita privata e professione”. Le forze dell’ordine in Francia sono bersaglio dei terroristi dall’attentato a Tolosa di Mohammed Merah, nel 2012. Dei collettivi di poliziotti insistono sulla “iper-mobilitazione” delle forze dell’ordine nell’ultimo anno e in particolare da novembre con la protesta dei Gilet gialli. Secondo il Syndicat des cadres de la sécurité intérieur “la stanchezza accumulata mette in ginocchio quelli tra noi più fragili”. Decine di ore di straordinari non sono mai state remunerate. Da novembre le forze dell’ordine si devono confrontare con i black bloc. Negli ultimi sabati di protesta dei Gilet gialli sono emersi brutti slogan verso gli agenti: “Suicidatevi”.