il Giornale, 28 aprile 2019
In aeroporto senza passaporto
Avete dimenticato a casa il passaporto e ve ne accorgete una volta in aeroporto? Semplice: restate a terra. A meno che non siate a Londra e non siate in partenza da Heathrow. In quel caso la vostra identità ve la si legge negli occhi e potrete partire anche se distratti.
Tutto questo in realtà non è ancora possibile ma lo sarà presto. Prima dell’estate, garantiscono dallo scalo più trafficato d’Europa, con i suoi oltre 78 milioni di passeggeri che lo frequentano ogni anno. La notizia la riporta il Times: grazie a un investimento di circa 50 milioni di sterline (pari a 58 milioni di euro) è stato messo a punto il più imponente ed efficiente sistema di tecnologia biometrica al mondo, pronto a semplificare la vita a tutti i passeggeri. Che dovranno recarsi una sola volta nei chioschi automatici in cui potranno scansionare il loro passaporto e farsi fotografare. Da quel momento il loro viso sarà associato al documento e diventerà «noto» al sistema, finendo in un enorme databasa. E non sarà più necessario mostrare o avere con sé il passaporto in tutte le fasi della partenza (il check-in o la consegna del bagaglio, il passaggio dei controlli di sicurezza e l’imbarco al gate) che a volte rendono l’esperienza della partenza da un aeroporto davvero lunga e frustrante.
Heathrow (e l’altro scalo londinese di Gatwick, che dovrebbe seguire a ruota nell’adozione della metodologia) non è il primo scalo al mondo in cui si lavora a questo progetto ma è il primo in cui la «partenza senza interruzioni» potrebbe diventare realtà. L’Australia è molto avanti su questa strada, a Tokyo si spera di «abolire» il passaporto all’aeroporto di Narita in tempo per le Olimpiadi del 2020 e anche a Parigi Charles de Gaulle si spera con questa tecnologia di ridurre le file appesantite dai controlli paranoici dopo gli attentati del 2015. Ma che senso ha il guadagnare tempo con il riconoscimento facciale se poi va comunque ispezionato il bagaglio? E la tecnologia funziona davvero? Un esperimento in Giappone ha dimostrato che nel 18 per cento dei casi il riconoscimento fallisce. Era però qualche anno fa e gli esperti garantiscono che la tecnologia è stata nel frattempo perfezionata e oggi è praticamente infallibile.
Ma il tema più scottante è quella della riservatezza. Da questo punto di vista il riconoscimento facciale è uno strumento piuttosto controverso, e già in Gran Bretagna si sono levate voci preoccupate. Tra esse quella di Edward Snowden, l’informatico statunitense che ha pubblicato i particolari di diversi progetti top-secret di controllo di massa elaborati dai governi britannico e statunitense, tra i quali il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Ue riguardante i metadati delle comunicazioni, il Prism. Secondo Snowden il riconoscimento facciale agli aeroporti sarebbe «solo l’inizio» di una grande e intrusiva sorveglianza da parte di istituzioni pubbliche ma anche di privati.
«Il problema – spiega al Times Tony Porter, commissario dell’agenzia indipendente che il governo britannico ha creato per sorvegliare sul corretto uso delle telecamere a circuito chiuso – è che l’uso di questa tecnologia può essere davvero invadente. La gente può non sapere che sia in funzione e il confronto dei dati con quelli di una lista di controllo può avvenire in modo opaco. C’è bisogno di creare dei protocolli operativi standard e trasparenti per l’uso di questo metodo». I responsabili di Heathrow hanno garantito che non utilizzeranno i dati dei passeggeri che non vorranno farlo e che inoltre i passeggeri potranno usare di rinunciare al riconoscimento facciale utilizzando la cara vecchia consegna del passaporto a un poliziotto solitamente accigliato. Contenti loro.