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 2019  aprile 28 Domenica calendario

I medici italiani tentati dagli Emirati

Prima la corsa a ostacoli per superare i test di ingresso all’università, poi la grande disillusione: carriere bloccate, interminabili orari in corsia, scarse soddisfazioni economiche. Così i medici italiani infilano lo stetoscopio in valigia e partono per cercare lavoro all’estero: tra i camici bianchi europei rappresentano il 52% di quelli che espatriano. Secondo i dati della Commissione Ue è la percentuale europea più alta, seguono a distanza i tedeschi con il 19%.
SPECIALIZZATI IN ATTESA
La regione con il maggior numero di medici che si trasferiscono è il Veneto, con 80 professionisti sui 1.500 che vanno via ogni anno. Secondo Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil, i professionisti della sanità veneta sono tra i meno pagati d’Italia: è la quart’ultima regione nella classifica delle retribuzioni medie, ultima regione del nord Italia, sottolinea il sindacalista. Proprio in questi giorni, raccontano dall’Azienda sanitaria di Padova, gli Emirati Arabi stanno contattando specialisti italiani e offrono dai 14 ai 20 mila euro al mese, l’interprete, la casa, la scuola per i figli, assistenza e autista. Tornando invece ai Paesi europei, le richieste di camici bianchi arrivano soprattutto da Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Olanda. La ricerca avviene attraverso Linkedin o società di cacciatori di teste straniere specializzate. E a quanto pare l’età non importa: nel giro di poche settimane all’ospedale di Padova una nefrologa esperta ha avuto un’offerta di lavoro dalla Francia, un altro specialista di 55 anni ha ricevuto un invito in Svizzera e uno in Sudtirol direttamente dall’assessore ai servizi sanitari. «La situazione italiana è paradossale: da una parte alcune regioni decidono di assumere neolaureati, medici in pensione o specialisti dalla Romania perché nelle corsie c’è carenza di medici. Dall’altra ci sono 10 mila medici specializzati in attesa di chiamata, e altri 6 mila che stanno frequentando l’ultimo anno di specializzazione ma nessuno li assume per via del blocco del turn over e del contratto fermo da dieci anni. In tanti vanno via, anche per fare la specializzazione visto che da noi non ci sono borse di studio sufficienti», spiega il segretario nazionale del sindacato Anaao Assomed Carlo Palermo. «I motivi che inducono tanti camici bianchi a lasciare l’Italia? All’estero c’è un accesso alla professione più meritocratico, prospettive di carriera migliori e retribuzioni molto più alte che in Italia», elenca Adriano Benazzato, segretario Anaao in Veneto. E non solo: «Qui ci sono condizioni di lavoro disastrose, turni massacranti e rischio collegato – aggiunge Palermo – Mettiamoci pure che lavorare nel privato è decisamente più allettante: un medico che fa intramoenia nel pubblico viene tassato al 45%, chi invece lavora nel privato grazie alla flat tax per la stessa attività verserà il 15%».

C’E CHI RESTA
Tuttavia c’è anche chi non ci sta, e nonostante offerte più che vantaggiose decide di restare. È il caso di Andrea Rossi, 41 anni, geriatra presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Verona: «Mi ha contattato un’agenzia di cacciatori di teste, la Global executive solutions, offrendomi un posto di consulente medico geriatrico di zona al Queen Elizabeth Hospital di Norfolk. Mi hanno trovato su Linkedin. L’offerta era di 150 mila sterline l’anno lorde, pari a 170 mila euro. In Italia ne guadagniamo 71 mila». E conclude: «Se mi avessero trovato prima, quando ero precario e lavoravo con un contratto a gettoni pagato a ore, 10 euro lordi all’ora, avrei detto certamente di sì. Adesso ho un contratto a tempo indeterminato, faccio ricerca e ho tre figli piccoli. Ho deciso di restare».