ItaliaOggi, 27 aprile 2019
Asili nido tedeschi, più posti?
Frau Angela è chiamata Mutti, mammina. Un soprannome ironico, allo stesso tempo affettuoso e rispettoso: come una attenta madre di famiglia, severa e giusta, soprattutto efficiente, la cancelliera ha dato sicurezza ai suoi tedeschi, stimata anche da quanti non votavano per il suo partito. Dopo tredici anni «mamma Angela» è stanca, ma nessun politico ha un indice di gradimento alto come il suo. Eppure le mamme sono bistrattate. «Deutschland bestraft seine Mütter», la Germania punisce le sue madri, titola la Süddeutsche Zeitung. In nessun altro paese le donne guadagnano così poco se devono dividersi tra l’ufficio e la famiglia. La nascita di un figlio significa per molte la rinuncia alla carriera, destino condiviso con le madri di altri paesi, ma comporta quasi sempre un sacrificio economico, si guadagna meno nel confronto con i mariti.Per gli uomini la situazione non cambia di molto. Non si perde una promozione in ufficio perché si è diventati padri. Avviene per le donne, pur se nessuno lo ammette, e la madre continua a lavorare come prima, senza assenze, cercando aiuti in famiglia, o pagando una baby sitter. Comunque, anche le donne single e senza figli sono pagate meno degli uomini, in media del 25%, a parità di compiti e di grado. Ultimo caso: la giornalista Birte Meier ha denunciato lo Zdf, il secondo canale tedesco, perché a parità di compiti viene pagata meno dei colleghi maschi. Il giudice le ha dato torto: un datore è libero di pagare i dipendenti in base alle loro capacità. Ma allo Zdf gli uomini sarebbero sempre i più bravi?Una donna che lavora perde in media, dopo dieci anni dalla nascita del figlio rispetto a quanto guadagnava prima del parto, il 21% in Danimarca, il 27% in Svezia, il 33% negli Stati Uniti, il 44% in Gran Bretagna, il 51% in Austria, in Germania si arriva al 61%. Lo studio è stato compiuto dal professor Josef Zweiwmüller dell’università di Zurigo. Non ci sono dati sulle italiane, ma sempre più di frequente il nostro paese è dimenticato dalle statistiche. Dopo la nascita, le tedesche rimangono a casa per un periodo più o meno lungo. Quando ritornano al lavoro spesso non ottengono il vecchio livello, e questo è il motivo più importante per la riduzione del reddito, pari a un buon 50%. Mancano gli asili nido, nonostante gli impegni del governo, e la norma che prevedono un indennizzo per la famiglie che per scelta o perché non ci sono posti, non mandano il figlio all’asilo nido.
Zweiwmüller riferisce che anche gli uomini in Svezia quando diventano padri spesso subiscono un contraccolpo sul lavoro, forse sono meno motivati, e anche i superiori sono inconsapevolmente indotti a richiedere meno la loro collaborazione. Ma si tratta di una fase transitoria. Le donne tedesche scontano un diffuso pregiudizio sociale, molto forte in passato e non scomparso del tutto oggi. Una madre era tenuta a abbandonare il lavoro, e rinunciare alla carriera finché il figlio non fosse diventato autonomo, almeno fino ai dieci anni. Le donne che vogliono continuare a lavorare vengono chiamate Rabenmutter, madre corvo, un’espressione che esiste solo in Germania, perché si ritiene, sempre a torto, che questi uccelli trascurino il nido e i loro piccoli. Ciò ha portato a ridurre al minimo gli investimenti per gli asili e l’assistenza alle giovani madri.
L’attuale ministro della difesa, Ursula von der Leyen, è madre di sette figli ma è miliardaria. Quando era ministro della famiglia, propose di raddoppiare i posti negli asili (in proporzione erano la metà rispetto all’Italia), e fu duramente attaccata dai sindacati, era meglio che le donne non portassero via il posto agli uomini, e dalle Chiese, cattolica e luterana. Le Rabenmutter devono scontare le loro colpe.