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 2019  aprile 27 Sabato calendario

I danni dello zucchero

Altro che colesterolo e trigliceridi. Sono i carboidrati, e non i grassi, i principali killer del nostro cuore. Quanto indicato fino a ieri da tutte le linee guida internazionali e da centinaia di studi e documenti scientifici sulla prevenzione della salute cardiaca, è stato messo in discussione al Congresso Europeo di Cardiologia tenutosi il mese scorso a Barcellona, in Spagna, dove è stato presentato un mega lavoro epidemiologico chiamato PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), una ricerca condotta dall’Università di Hamilton in Ontario e pubblicata in questi giorni sul prestigioso Lancet, i cui dati dimostrano che la riduzione dei grassi non migliora affatto la salute del cuore, la quale invece trarrebbe vantaggio dalla riduzione dei glucidi, in sostanza degli zuccheri che andrebbero consumati sotto il 60% dell’energia totale. I risultati delle analisi eseguite su oltre 135mila persone provenienti da 18 paesi, ha certificato che è l’elevata assunzione di carboidrati a determinare un maggior rischio di mortalità cardiovascolare, e che è sufficiente anche solo una bevanda zuccherata al giorno per incrementare il rischio di morire di malattie che coinvolgano arterie e cuore, mentre, a sorpresa, l’assunzione di grassi è associata a rischi molto minori. Secondo gli studiosi, chi assume un quarto del totale delle calorie dallo zucchero triplica il rischio rispetto a chi invece ne assume il 10%, che rappresenta la dose massima raccomandata dall’Oms. 

PANE E PASTA
Abbondare con il glucosio però, non significa soltanto mangiare dolci o bere bibite zuccherate, ma anche consumare quegli alimenti che, a prima vista, si pensa siano privi di zuccheri, come il pane e la pasta, che ne contengono una quantità rilevante insieme alle proteine, senza contenere invece un grammo di grassi. Nel pensiero comune gli eccessi di zuccheri sono associati ad obesità, diabete o carie dentali, mentre oggi è stato lanciato l’allarme per il rischio di insufficienza cardiaca, della quale pare sia responsabile un metabolita del glucosio, il G6P, ovvero il Glucosio 6-fosfato, che è causa di stress per le fibre muscolari cardiache, poiché modifica le proteine muscolari e induce di conseguenza un danno alla funzione di contrazione e di pompaggio del cuore, nota appunto come insufficienza cardiaca, ed i ricercatori fanno sapere che tale molecola G6P si può accumulare sia assumendo troppo zucchero che troppo amido. A finire sul banco degli imputati è soprattutto il saccarosio, lo zucchero bianco aggiunto a cibi e bevande, che dovrebbe essere bandito dalla dieta, come fosse un componente velenoso e tossico, nei soggetti che iniziano ad avere problemi di glicemia, di sovrappeso o di ipertensione arteriosa. Lo zucchero infatti è calorico, fa aumentare la pressione, muta il metabolismo, provoca problemi al fegato ed è considerato da questa ricerca dannoso per la salute al pari del fumo e dell’alcol, che non a caso deriva dalla distillazione dello zucchero. Secondo tale studio infatti, il glucosio in eccesso è uno dei principali responsabili dei 35milioni di morti all’anno per malattie cardiovascolare favorite dal diabete, dall’obesità e dalla ipertensione.

CIBI SALATI
Secondo la ricerca Pure, l’assunzione dei grassi non è invece associata al rischio cardiaco, poiché gli individui esaminati nella fascia alta del consumo di lipidi, che preferivano i cibi salati a quelli dolci, mostravano una riduzione del 23% dei rischi di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18% del rischio di ictus e di ben il 30% del rischio di morte per attacchi cardiaci. Inoltre ciascun tipo di grasso è stato associato alla riduzione del rischio di mortalità, che arriva a meno 14% per i grassi saturi, meno 19% per i grassi monoinsaturi e meno29% per quelli polinsaturi, ed una maggiore assunzione dei grassi saturi è stata addirittura associata ad una riduzione del 21% del rischio di ictus cerebrale. Naturalmente, come spesso accade, anche in questo caso a fare la differenza sono le quantità, e fortunatamente in fatto di dieta noi italiani non somigliamo affatto agli americani, il cui apporto quotidiano di calorie proviene esclusivamente dallo zucchero, che ne assumono in quantità spesso pari o superiore alle 500 unità, il che vuol dire che più di un terzo delle calorie ingerite ogni giorno deriva solo da questo ingrediente. Resta però il dato scientifico che dopo i 40anni il metabolismo cambia rapidamente per tutti, ed a mio parere tutto quello che viene consumato in quantità eccessive può provocare danni, grassi compresi, soprattutto nei pazienti che sono in terapia con diuretici, beta-bloccanti e Ace-inibitori per patologie cardiache e pressorie sottostanti, per cui, al fine di evitare il rischio cardiaco ulteriore della molecola G6P, che può condurre all’insufficienza ed all’arresto del cuore, conviene limitare il consumo di cibi contenenti zuccheri e amidi, senza eccedere nemmeno in quelli ricchi di grassi. In Italia abbiamo infatti il record della longevità, grazie anche alla nostra dieta mediterranea, ma ricordo che nessun soggetto in sovrappeso, grasso od obeso, arriva mai ad essere centenario, per cui per diventare davvero vecchi bisogna mangiare davvero poco.