La Stampa, 27 aprile 2019
Un pieno con la benzina più cara d’Italia
Questo autogrill è una frontiera. Qui la benzina con 100 ottani - servita - costa 2.17 euro al litro. «È successo domenica mattina», racconta il benzinaio Antonio Pascarella. «Abbiamo trovato il prezzo modificato sul computer. Era già cambiato in automatico anche sul display che deve informare gli automobilisti. È la casa madre a prendere queste decisioni. Finora non era mai andata sopra ai 2 euro. Anche a me ha fatto effetto. Ma possiamo solo adeguarci. Spiegare e lavorare. Non c’entra niente il gestore, come non c’entrano gli operai come me. Il mio stipendio resta sempre 1340 al mese per otto ore di lavoro al giorno, da 21 anni a questa parte».
Autostrada A1, stazione di servizio Q8 Zenone Ovest, 21 chilometri da Milano, direzione Roma. Questo è uno dei quattro distributori italiani in cui è stato infranto il tabù dei 2 euro al litro. Qui si intuisce il futuro, che poi in realtà assomiglia moltissimo al passato. «Lo fanno ogni volta», dice la cassiera Raffaella Salimbeni. «Tutti si lamentano con noi. Ma sono io la prima ad essere arrabbiata. Ci stiamo rendendo ridicoli. Eppure succede sempre. Da dieci anni a questa parte, appena c’è una vacanza scatta l’aumento. Magari fra dieci giorni il prezzo sarà già ribassato. Non lo so. Lo scopriremo».
C’è molto traffico. Da giorni. Un flusso continuo di auto e camper e mezzi pesanti. Ma in un’ora, davanti alla pompa che serve la benzina più cara d’Italia, si fermano in tutto quattro clienti. Una Range Rover Vogue lunga sette metri. Un’Alfa Giulia da cui esce questo commento: «Per me il problema è l’Europa. La politica non è nelle nostre mani. Dobbiamo riprendere a stampare moneta...». Una Porsche Carrera 911 4GTS il cui guidatore, con in mano una banconota da 100 euro nuova di zecca, dice soltanto: «Ho letto dell’aumento del prezzo. Male. Molto male. L’Italia va sempre peggio». Un’Audi Q5 con un cucciolo di labrador nel bagagliaio, e il guidatore con la camicia fuori dai pantaloni e le scarpe già da vacanza: «Tutti i governi hanno sempre promesso di tagliare il costo della benzina, ma la benzina è sempre aumentata. Questa è l’Italia. Non mi aspettavo nulla di diverso. Quanto a me, sono fortunato perché ho un’auto aziendale».
Se Taranto è la capitale delle promesse tradite dal Movimento 5 Stelle, questo distributore di benzina assomiglia a qualcosa di analogo per la Lega. C’era una volta Matteo Salvini in campagna elettorale che, davanti a una lavagna, pronunciava queste parole: «È un impegno concreto. Realizzabile. Fattibile. Voi sapete quante tasse si porta via lo stato italiano sulla benzina che fate per andare a lavorare? Se vinco le elezioni, faccio giustizia. Non possiamo avere la benzina più cara d’Europa». La promessa era di tagliare sette accise. Ecco Salvini nell’atto simbolico di cancellarle, una ad una, con una riga netta di pennarello sulla lavagna: finanziamento della guerra d’Etiopia, finanziamento della crisi di Suez, ricostruzione dopo il disastro le Vajont, ricostruzione dopo il terremoto del Belice, ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze, ricostruzione dopo il terremoto in Friuli, ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia. Via. Cancellate. Fino ad annunciare un risparmio di 0,72 centesimi di euro al litro.
La triste realtà
Ma nessuna accisa è stata cancellata nella realtà. E questa, sull’autostrada A1, è ormai la frontiera dei 2 euro e passa al litro. «Diciamo la verità», racconta ancora la cassiera Raffaella Salimbeni. «Gli italiani sono accorti. Sanno dove conviene fare riferimento. Sanno che in autostrada è più cara perché le stazioni di servizio sono aperte 24 ore su 24. Gli italiani si informano e cercano di risparmiare. Ma da qui passano moltissimi svizzeri e altrettanti tedeschi con macchinoni impressionanti. Vengono in Italia perché è bella e la vita costa meno. A loro interessa poco pagare un po’ di più per la benzina. Vogliono la più cara, quella con 100 ottani, perché migliora le prestazioni del motore. E non vogliono scendere né sporcarsi le mani, quindi si fanno servire. Pagano. Ringraziano. E ripartono dopo aver fatto il pieno».
Il rincaro medio su tutti i tipi di carburante dall’inizio dell’anno è intorno all’8 per cento, secondo il calcoli del Codacons. Cercare le ragioni dell’ultimo aumento non è facile. Si va da Donald Trump ai soliti vizi italici. Lo stop totale dell’import del greggio dall’Iran imposto dal presidente degli Stati Uniti. La fine delle agevolazioni per altri otto Paesi importatori, fra cui l’Italia. La situazione in Libia, con i combattimenti proprio intorno al controllo dei pozzi petroliferi. Ma alla situazione internazionale si somma la nostra abitudine di fare cassa durante le vacanze. Qui al distributore Q8 dell’area di servizio di Zenone Ovest non possono dire niente di più. Al numero verde per i clienti risponde dall’Albania una ragazza molto gentile, però in difficoltà su questo genere di questioni. «L’aumento dei prezzi dipende dal gestore», è la prima cosa che dice. «Veramente il gestore sostiene che dipenda tutto dalla centrale di Roma», ribattiamo. E lei: «Forse. Non saprei. Non so cosa rispondere. Io so che Q8 lancia tramite computer dei prezzi raccomandati di vendita. Qualora ci fossero dei problemi, può segnalarci la sua insoddisfazione scrivendo una mail a...».