la Repubblica, 27 aprile 2019
«Faccio il papà nella famiglia dei gorilla»
«È una foto di famiglia importante perché sta tenendo alta l’attenzione sui gorilla». A parlare a Repubblica è Mathieu Shamavu, il ranger congolese autore dell’ormai famosissimo selfie dei gorilla. In primo piano c’è proprio lui, che si definisce «uno dei due papà», appena dietro in una posa estremamente rilassata sfila Ndakanzi, gorilla femmina di dodici anni, che sembra infilare le mani nelle tasche che non ha. Poi c’e Ndeze, anche lei di 12 anni, ripresa mentre fissa curiosa l’obiettivo, e più in fondo si intravede il ranger Patrick, l’altro papà.
Uno scatto a suo modo unico che racchiude tutta l’umanità di due gorilla che hanno vissuto nella loro infanzia qualcosa di disumano. Ma anche quella di ranger premurosi che si impegnano ogni giorno per aiutarli. «Copiano i nostri movimenti, ci imitiamo a vicenda. Ci seguono» dice Shamavu. «È una foto che ci sta dando una mano: adessso riceviamo l’attenzione di tutto il mondo sul problema del bracconaggio. Sono felice di averla scattata. Per me non è cambiato nulla, magari in futuro questo mi ricompenserà in qualche modo, non lo so, ma l’importante è che ora si parli dell’importanza della conservazione».
Shamavu racconta del gran numero di complimenti che gli arrivano sui social: andrebbero girati a loro, alle due gorilla femmine, quasi due figlie per lui. Il ranger ha scattato quella foto il 18 aprile, in un giorno di vita normale, di famiglia. Vive con loro, quel posto è il suo “ufficio": gli prepara la colazione alle 7 di ogni mattina e a sera “rimbocca” per loro un letto di foglie (commestibili). Sostiene che sono come dei bambini da tenere d’occhio, da proteggere. Vorrebbe insegnargli a sopravvivere nel loro habitat naturale, ma è inevitabile che “finiscano per imitare i nostri comportamenti».
Entrambi gli orfani si trovano nell’unica struttura al mondo per il recupero dei gorilla di montagna, il centro Senkewekwe di Rumangabo nel parco nazionale del Virunga, nella Repubblica democratica del Congo. Qui sono arrivate nel 2010 da Goma: le avevano trovate sole, una ancora abbracciata alla madre assassinata dai bracconieri, l’altra impaurita dopo aver perso la sua famiglia sterminata dai cacciatori. Quando sono entrate nel centro avevano poco più di due mesi: si sono riprese anno dopo anno grazie alle cure dei responsabili. Altri due gorilla salvati per essere curati da alcune malattie non ce l’hanno fatta.
Non è il primo selfie che Mathieu si è fatto con i due gorilla, solo che questo è venuto particolarmente bene, roba da migliaia di like. Aveva in mano lo smartphone, si è accorto che i due primati lo guardavano e imitavano e ha scattato. Si sono messi in posa, proprio come lui. Dice: «La foto ha fatto il giro del mondo. Non so se abbia portato più donazioni, ma spero che lo farà, ne abbiamo proprio bisogno per il centro». Per continuare a garantire un futuro ai gorilla, animali a rischio estinzione. Nel Virunga, grazie alle buone pratiche di conservazione, i gorilla stanno tornando ad aumentare. Ma non è stato affatto facile.
Sono anni che il parco vive in una situazione di conflitti: dalla guerra civile alle mille difficoltà per arginare tutti coloro che vogliono sfruttare una montagna ricca di risorse. Proprietari terrieri, bracconieri, minatori, contadini: i responsabili hanno dovuto battagliere con tutti per preservare il parco. Mesi fa è stato chiuso, dopo che un ranger è stato ucciso e tre turisti sono stati tenuti prigionieri, ma a febbraio ha finalmente riaperto.
Ora, anche grazie al gorilla-selfie, Shamavu spera che il mondo continui ad aiutare la causa dei papà ranger «mantenendo alta l’attenzione sul Virunga e i gorilla». Come scrive sui social, «c’è bisogno anche dell’impegno di tutto il Congo» per frenare deforestazione, bracconaggio e malattie che minacciano questi fragili primati così “umani”.