Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 26 Venerdì calendario

In Francia dopo 59 anni non si dona seme

In Francia, gli uomini che vogliono diventare padri con la procreazione assistita (Pma) possono farlo soltanto fino a 59 anni. Il Consiglio di stato ha stabilito l’età massima per il prelievo dei gameti dagli uomini: oltre i 59 anni è vietato, salvo deroghe in casi eccezionali. La soglia di età che non compare nella legge: il codice della salute pubblica afferma che la procreazione assistita è riservata alle coppie eterosessuali «in età riproduttiva» e che soffrono di un’infertilità attestata da certificato medico. Per le donne, il sistema sanitario paga la Pma fino a 43 anni. È la prima volta che la più alta corte dell’ordine amministrativo si pronuncia su questo aspetto della legge di bioetica.Il caso giudicato dal Consiglio di stato di Francia riguardava due uomini di età compresa tra 61 e 68 anni quando i loro gameti erano stati prelevati con lo scopo di concepire un figlio con la Pma con i loro rispettivi compagni, ma si sono visti negare il permesso. L’agenzia di biomedicina gli ha vietato di esportare il proprio seme in Belgio e in Spagna per eseguire la Pma. I due sessantenni hanno fatto ricorso e hanno avviato una battaglia legale e tentato un Pma all’estero. Dopo, uno dei due è diventato padre.
Intanto, l’agenzia di biomedicina ha avviato un procedimento giudiziario e a marzo 2018 la corte amministrativa d’appello di Versailles ha sentenziato che un uomo deve essere considerato in età di procreare con la Pma fino a 59 anni, età al momento del prelievo dei gameti. La stessa soglia è stata decisa, di recente dal Consiglio di stato perché, è la motivazione, aumenta il rischio di malattie genetiche e di anomalie alla nascita.