ItaliaOggi, 26 aprile 2019
Primo test per il Mose di Venezia
Eppur sì Mose. Dopo anni di polemiche politiche, scandali e inchieste giudiziarie, a Venezia è stato effettuato il primo storico test di innalzamento delle paratoie che consentono di separare la laguna dal mare in caso di alta marea. L’ultima delle 78 barriere idrauliche che compongono l’opera era stata posizionata alla fine di gennaio. La prima pietra, invece, era stata posata il 14 maggio del 2003 alla presenza dell’allora premier, Silvio Berlusconi. Ora, 16 anni dopo, il Mose si muove.Il progetto del sistema delle dighe che proteggerà Venezia dall’acqua alta, alzandosi quando si prevede una marea superiore ai 110 centimetri in grado di allagare buona parte della città, ha un costo di circa 5 miliardi e 500 milioni di euro. Il Consorzio Venezia Nuova, concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione del Mose, è stato commissariato in seguito all’indagine sulle presunte tangenti che ha bloccato i cantieri. Il primo collaudo generale risale al 2013. Il secondo, tre anni dopo, era stato un mezzo flop: due paratoie, dopo essersi sollevate, non erano tornate sul fondo per un accumulo di detriti.
Sul caso del Mose, lo scorso settembre, era intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che dopo aver studiato il dossier veneziano aveva parlato di «una sorta di paralisi da parte del soggetto tecnico operativo incaricato di realizzare l’opera per conto dello Stato, il concessionario Consorzio Venezia Nuova. Inadempienza ingiustificata e pericolosa rispetto a un’opera marittima, che rischia di aggravare le condizioni di manutenzione».
Il Mose, inoltre, era stato al centro di un vertice tra lo stesso Toninelli e il sindaco di Venezia in quota centrodestra, Luigi Brugnaro, secondo il quale «il Mose è un progetto di tanti anni fa per difendere Venezia dalle acque eccezionali. Il cemento, se usato bene, può essere amico dell’uomo. Se ce la faremo a concludere il Mose con poche polemiche, e con molta velocità tecnica, ce la farà il paese».
In gennaio, durante la posa della 78esima e ultima barriera mobile a Lido Sud-San Nicolò, una delle tre bocche di porto lagunari che insieme con quelle di Malamocco e Chioggia ospitano l’installazione, uno dei commissari del Consorzio Venezia Nuova, Francesco Ossola, aveva annunciato il completamento dei test di sollevamento manuale e automatico «entro la fine del 2019».
La prima prova di innalzamento delle paratoie si è svolta lo scorso giovedì proprio alla bocca di porto di Lido Sud. «Sono state alzate le prime cinque paratoie», si legge su www.mosevenezia.eu. «Il canale di Lido San Nicolò è largo 400 metri e profondo 12 metri. In questo canale sono installate 20 paratoie, ciascuna delle quali è lunga 26,65 metri, larga 20 metri per uno spessore di 4 metri, e pesa 282 tonnellate».
Le 20 dighe della bocca, come ha spiegato il Corriere del Veneto, non sono state alzate in contemporanea per evitare di interrompere la circolazione navale, ma a due gruppi di cinque dighe con l’ultimo di dieci. Dopo le prove a San Nicolò seguiranno quelle a Malamocco e a Chioggia. Dopo anni di stallo, il Mose si muove.