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 2019  aprile 26 Venerdì calendario

Toscani in mostra: «Sì, sono un matto»

«Noi non conosciamo l’intera realtà, ma conosciamo l’immagine che rappresenta la realtà. Quindi la fotografia è più reale della realtà»: Oliviero Toscani apre con questa frase la mostra che gli dedica (fino al 30 giugno) il Mar, Museo d’arte di Ravenna (a cura di Nicolas Ballario). Oltre 100 fotografie, dagli esordi a oggi, e in più un documentario (di SkyArte).Toscani, 77 anni, è figlio d’arte, suo padre, Fedele, fu il primo fotoreporter del Corriere della Sera, e il cognato Aldo Ballo un affermato fotografo del design milanese. Non a caso, quindi, già a 21 anni ha imbracciato la macchina fotografica, andando a fotografare la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, il concerto dei Beatles a Milano, poi la moda (Donna Jordan, Monica Bellucci), i ritratti (Andy Warhol, Mick Jagger, Lou Reed, Carmelo Bene, Federico Fellini). È del 1973 la campagna pubblicitaria dei jeans Jesus che crea scompiglio per la scritta, sul fondoschiena della modella: Chi mi ama mi segua.
Crea altre campagne pubblicitarie: quella scanzonata per Elio Fiorucci, quella provocatoria per Luciano Benetton. C’è tutto questo nella mostra-omaggio a un fotografo che può essere condiviso o discusso ma in ogni caso gli spetta un posto di rilievo nella fotografia, non solo italiana, del dopoguerra.
«Se si vuole avere successo», ha scritto in una dei pannelli che accompagnano le sue fotografie, «bisogna fare esattamente l’opposto di ciò che è già stato fatto. Per questo dico: ’’abbiate coraggio’’.
Ogni volta che mi è stato detto: ’’Ma sei matto? Non si può”, ho capito che stavo facendo la cosa giusta».