Libero, 26 aprile 2019
Perché Pattie Boyd lasciò George Harrison
Quando si pensa ad una musa del rock, il nome di Pattie Boyd (75 anni) è uno dei primi che viene in mente (insieme probabilmente a Marianne Faithfull e Nico). Per lei sono state scritte alcune delle canzoni più belle del rock: Something dei Beatles e Layla, Bell Bottom Blues e Wonderful Tonight di Eric Clapton. Una donna, una musa del rock che è stata testimone di quegli anni, cui ha dedicato la sua prima mostra fotografica: Pattie Boyd and the Beatles, ospitata nel Palazzo della Dogana di Foggia, nell’ambito del Medimex2019. Ci racconti come è nata l’idea?
«Quando ho iniziato a scattare foto non avevo idea che sarebbe diventato un lavoro. Ho catturato una fetta di storia che adesso lascio agli altri...».
Ma cosa significa essere una musa del rock?
«Mi sento molto lusingata. A volte capita che io riascolti per caso Layla o Something, e mi inizia a battere forte il cuore e penso: wow, questa l’hanno scritta per me, parla di me».
Come ha conosciuto i Beatles?
«Nel 1964 mi presento ad un provinoper uno spot e invece mi ritrovo catapultata sul set del film dei Fab Four A Hard Day’s Night. Ero nervosa perché non volevo fare l’attrice, poi ho capito che in realtà dovevo dire solo una battuta».
Che tipi erano?
«Gentili e affabili».
E con il suo futuro marito George Harrison, come è cominciata?
«A fine giornata George mi disse “Vuoi sposarmi?” e io risposi di no, e lui incalzò “Allora esci con me stasera a cena?”, ma anche a questa proposta dissi no perché avevo un fidanzato. La sua faccia divenne tristissima, tanto che pensai che non avesse neanche un amico a Londra e allora gli proposi di uscire con me e con il mio ragazzo...».
E poi?
«Ovviamente la cosa non è andata in porto, ma una settimana dopo il regista Richard Lester mi ha richiamato sul set. Io, nel frattempo, avevo mollato il fidanzato e la storia con George iniziò quel giorno».
Perché finì con Harrison?
«Mi innamorai di Eric Clapton, uno dei migliori amici di George...».
Come successe?
«Alla fine degli anni ’60 George mi trascurava e dedicava gran parte del suo tempo alla meditazione trascendentale. Io, per farlo ingelosire, decisi di flirtare col suo migliore amico, Eric Clapton. Non potevo immaginare che lui perdesse letteralmente la testa per me».
Come andò con Clapton?
«All’inizio non volevo averci a che fare. Lui non si dava per vinto e mi dedicò Layla e Bell Bottom Blues. Io poi capitolai e ci sposammo. Decidemmo di lasciare Londra per andare a vivere a Los Angeles. Ma non furono anni felicissimi».
In quegli anni non felici è vero che le dedicò un classico come Wonderful tonight?
«Sì. Dovevamo andare ad una festa organizzata da Paul e Linda Mc Cartney, io ero molto in ritardo perché non sapevo cosa indossare e pensavo che Eric si spazientisse. Invece lui mi guardò e mi disse: “Ho scritto questa canzone per te, mentre ti aspettavo”».
Le foto della mostra sono dedicate al ritiro spirituale dei Beatles in India. Che esperienza fu?
«Un momento essenziale per loro perché hanno avuto la possibilità di vivere insieme e comporre molte canzoni del White Album. È anche vero che i Beatles volevano sciogliersi, John voleva fare le sue cose con Yoko, Paul voleva avviare la sua etichetta, George si dedicava alla meditazione e Ringo... beh, Ringo voleva solo tornare a casa».
Ma come erano i Beatles da vicino?
«Quattro personaggi dall’ego ipertrofico che riuscivano a comunicare creativamente in modo sublime... difficile che possa succedere ancora».