Corriere della Sera, 25 aprile 2019
Si sveglia dopo 27 anni di coma
Il confine fra coscienza e incoscienza a volte è così labile da rendere possibili storie come quella di Munira. Una donna degli Emirati Arabi che si è risvegliata dopo 27 anni di stato vegetativo. La prima parola pronunciata nella stanza di un istituto di riabilitazione in Germania è stato il nome del figlio Omar che, anche di fronte a una situazione disperata, ha continuato a credere con perseveranza nel recupero della mamma.
Non poteva dimenticare Omar, oggi 31enne, il tragico momento vissuto nell’infanzia. Aveva 4 anni quando fu coinvolto in un incidente stradale, lui era seduto nel sedile posteriore accanto alla madre, alla guida il cognato della donna. Munira un istante prima dell’impatto non esitò a gettarsi sul bambino per proteggerlo col suo corpo. Il piccolo restò illeso, la donna, allora 32 anni, riportò un trauma cranico ed entrò in coma.
Sembrava destinata ad un sonno eterno. Omar invece non si è mai dato per vinto e l’ha fatta curare come se avesse dovuto risvegliarsi il giorno dopo. Il primo ricovero a Londra, subito dopo l’incidente, dove le fu diagnosticato lo stato vegetativo, poi il ritorno a Al Ain, città emiratina vicina al confine con l’Oman, terra d’origine della famiglia Abdulla. Trasferita in diverse strutture, la donna è stata infine portata in una clinica tedesca grazie a sovvenzioni del governo. «Non ho mai mollato, sapevo che si sarebbe risvegliata», ha raccontato Omar ai media degli Emirati. L’anno scorso stava parlando a voce alta nella stanza della mamma quando lei ha cominciato a fare strani versi. «Tre notti dopo ho sentito una voce che mi chiamava. Era lei. Sono esploso di gioia, non era più un sogno vederla tornare con me».
Col tempo Munira ha compiuto miglioramenti, diventando sempre più reattiva agli stimoli esterni. Oggi la descrivono come una persona in grado di sentire il dolore e di avere brevi conversazioni. È tornata ad Abu Dhabi dove continuerà le terapie, mai interrotte in 27 anni di stato vegetativo. Ed è stato anche questo il segreto del suo risveglio, non aver mai abbandonato la neuroriabilitazione. Un miracolo? «No, sono casi speciali, ma possibili, che in Usa sono chiamati di lento recupero della coscienza. Ci sono pazienti che mantengono residue abilità cognitive cosiddette coperte», spiega Rita Formisano, direttore dell’unità post coma della Fondazione Santa Lucia Roma. È la nuova frontiera della neuroriabilitazione. Anche in situazioni di disturbo della coscienza prolungato, alcune persone conservano un tesoretto di funzioni cognitive che però non riescono ad esprimere a causa di incapacità motorie gravissime. Ecco perché i ricercatori hanno messo a punto tecniche per fare diagnosi differenziate e scoprire potenzialità.