la Repubblica, 25 aprile 2019
La nuova guglia di Notre Dame sarà in vetro?
È la nuova battaglia tra antichi e moderni. La guglia di Notre-Dame prova a rinascere ma si scontrano già i partigiani della tradizione e quelli della trasgressione. Lo stesso Emmanuel Macron ha parlato di un «gesto contemporaneo» per immaginare il nuovo pinnacolo che dovrà sostituire quello crollato. I più grandi architetti sono al lavoro in vista del concorso che il governo vuole organizzare per la ricostruzione della cattedrale. E i risultati sono sorprendenti. C’è chi pensa di ricostruire la flèche, la guglia, in vetro e acciaio. Chi immagina di allestire una serra nel tetto con un percorso turistico e trasparenze verso la navata centrale. E chi invece vuole riprodurre semplicemente la guglia così com’è stata disegnata da Eugène Viollet-le-Duc nel 1859.
Tra le macerie dell’incendio che ha devastato la cattedrale, ci sono anche le polemiche sulla mancata sicurezza. Gli investigatori che cercano le cause del rogo hanno scoperto che diversi operai presenti sul cantiere di restauro della guglia hanno fumato sulle impalcature. Sono stati gli stessi lavoratori della ditta vincitrice dell’appalto ad ammettere di avere infranto il divieto dopo che sono stati ritrovati diversi mozziconi di sigarette sui ponteggi. Il Canard Enchainé ha rivelato anche diversi problemi al livello dei circuiti elettrici.
Mentre l’inchiesta va avanti, il dibattito è aperto sulla ricostruzione di Notre-Dame che il governo vuole a tempo di record, in soli cinque anni. Tra i difensori di un rifacimento all’antica c’è Jean Nouvel. L’archistar che ha disegnato edifici avveniristici come il Louvre di Abu Dhabi è convinto che sia necessario restituire ai parigini e al mondo una copia identica a quelle originale. «Fa parte delle cose intangibili della cattedrale» dice Nouvel che apre a qualche intervento moderno solo al livello della famosa “foresta”, il telaio del tetto fatto di 1300 querce secolari. Non sarebbe la prima volta: per ricostruire la cattedrale di Chartres è stata usata la ghisa, a Reims il cemento armato e a Metz il metallo. La Ville Lumière non è neppure nuova a imprese architettoniche visionarie, come la Piramide in vetro di Ieoh Ming Pei o il Beaubourg di Renzo Piano e Richard Rogers. Ma quando si parla di una cattedrale gotica, del monumento più visitato di Francia, tutto diventa più complicato. Denis Valode e Jean Pistre, fondatori di una delle più grandi agenzie di architettura, insorgono contro una guglia in stile contemporaneo: «È un’icona di nove secoli che abbiamo ereditato e che dobbiamo riparare visto che non siamo stati in grado di proteggerla».
Molti architetti ricordano invece che la cattedrale è una stratificazione di epoche, la guglia crollata era stata ricostruita alla fine dell’Ottocendo dopo che quella originale venne distrutta durante la Rivoluzione. E pure Viollet-le-Duc aveva scioccato i suoi contemporanei issando un pinnacolo di legno e piombo dai contorni troppo moderni rispetto allo stile gotico della cattedrale.
«Non bisogna fermarsi al ricordo» commenta l’architetto Jean-Michel Wilmotte che dieci anni fa ha restaurato con una struttura di acciaio il tetto del monastero Collège des Bernardins. Il britannico Norman Foster immagina un gioco di trasparenze con un pinnacolo tutto in vetro, mentre Ian Ritchie, ideatore di The Spire, una guglia di 120 metri di altezza inaugurata nel 2003 a Dublino, propone una freccia in cristallo rifrangente sottile che riflette il cielo. L’idea del vetro torna anche nel progetto un giovane architetto francese, Alexandre Chassang, che rifiuta di sottomettersi al «mimetismo del passato». «Sarebbe come esporre una copia della Gioconda al Louvre». Una delle proposte di ricostruzione più fantasiose è quella presentata da Paul Godart et Pierre Roussel in cui la nuova guglia è dorata e il tetto è in vetro e acciaio. I due architetti che non bisogna pensare a soddisfare i turisti che vogliono rivedere Notre-Dame identica a com’era prima, ma aprire una vera riflessione su come far rinascere una cattedrale medievale nel mondo di oggi. La questione rischia di diventare anche politica. Da quando si è aperto il dibattito, sono cominciate a circolare petizioni al governo per fermare quelli che alcuni definiscono “capricci di archistar”.