ItaliaOggi, 24 aprile 2019
Periscopio
Riconoscere i fallimenti anche se gli è cresciuta la barba. Dino Basili. Uffa News.Ho sognato un netturbino, a Roma. Stefano Massini. la Repubblica.
Lo snobismo è una bollicina di champagne che esita tra il rutto e il peto. Serge Gainsbourg, Guida ai grandi aforisti. Odoya, 2018.
Come giudica il leader di Forza Italia? «Come imprenditore, di lui mi piace tutto. Come politico, è troppo buono». Carlo Rossella, presidente di Medusa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
Quello espresso da Matteo Salvini è un neonazionalismo sovranista che non ha niente a che vedere con il fascismo. E il ripetuto allarme per il pericolo fascista ottiene solo l’effetto di distrarre dalle vere cause della crisi della democrazia. Emilio Gentile, il più autorevole studioso del regime di Mussolini (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Attualmente sembra si sia disinvoltamente cambiato tutto, ma nel politically correct di oggi sono cambiate solo le apparenze, il linguaggio, le mode. Tra i guru progressisti ora vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer dei social, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre si trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo. Federico Rampini, La notte della sinistra. Mondadori, 2019.
Paradossalmente, quanto più l’Europa creava regole comuni, tanto più quelle regole avevano l’effetto di produrre, da un Paese all’altro, effetti diversi, con un inevitabile strascico di invidie e rancori. Il caso più grave fu quello della Grecia dove il rigore della cura prescritta dall’Unione europea ha inflitto al Paese condizioni disastrose. Federico Fubini, Per amor proprio – Perché l’Italia deve smettere di odiare l’Europa (e di vergognarsi di sé stessa). Longanesi, 2018.
In Italia avremmo bisogno di una presenza più forte di banche popolari e di credito cooperativo. Mentre per le banche capitalistiche servirebbe un grande lavoro di moralizzazione dei board. Ma questo con la commissione d’inchiesta c’entra ben poco. Giulio Sapelli, storico dell’economia (Lorenzo Salvia). Corsera.
Lorenza Baroncelli, trentasettenne, romana è «Direttrice artistica» della Triennale di Milano, l’antenna da cui si irraggia il Boeri-pensiero per l’Italia e oltre. Braccio destro dell’archistar, vita randagia, architetta ma anche un po’ politica, oltre che curatrice. Ma parliamoci chiaro, il dato che interessa è uno solo: alla base della rinascita di Milano, c’è una romana. Michele Masneri. Il Foglio.
Erri De Luca aveva 20 anni, nel 1970, quando a Roma si avvicinò al movimento di Adriano Sofri. L’adesione a Lc, distolse per sempre De Luca dalla laurea. La sua impresa più nota fu l’interruzione violenta della prima manifestazione femminista romana nel dicembre 1975. Le donne non volevano uomini nel loro corteo, compagni o no. A Erri saltò la mosca al naso. «Ma come», disse, «dove finisce così l’unità della sinistra e il comune antifascismo? Non si distrugge la compattezza proletaria». E per salvaguardarla, sfasciò il corteo che vi si opponeva, tra le urla delle ragazze, comprese quelle di Lc che solidarizzarono con le femministe. L’immagine di Erri si offuscò. Giancarlo Perna. saggista politico. LaVerità.
Nel gioco dell’amore vi sono due tipi di competizione, con una rivale o quella per conquistare l’amore di chi ami. È questa la competizione decisiva perché con un errore puoi perdere tutto. E non è detto che, facendo tutte le mosse giuste, tu vinca, perché in questo gioco il peso del caso assomiglia più al gioco d’azzardo che a quello del Burraco. Francesco Alberoni, sociologo. Il Giornale.
Ad ogni incontro portavo a Enzo Ferrari vini importanti e lui contraccambiava con Lambrusco, un modellino Ferrari per mio figlio Alessandro e le famose cravatte con il cavallino rampante. Il ladro che me le ha rubate dovrebbe ridarmele. Ferrari mi diceva: se hai un prodotto di qualità, e il cliente che lo deve acquistare non lo capisce, alzati e vai via. Un consiglio che ho seguito tutta la vita. Giancarlo Aneri, produttore di vino e caffè (Luciano Ferraro). Corsera.
A Teo Teocoli ricordammo un precetto su cui si fonda il grande spettacolo americano: «Show, dont’t tell!», facci vedere, smetti di chiacchierare. Teo ha doti comiche naturali da vendere, gli basta accennare a un passo di danza per strappare l’applauso, gli basta un parrucchino per trasformarsi in Cesare Maldini, più vero del vero. È un grande. Ma da troppo tempo gli va di raccontare, sbrodola e rimanda il numero. Quando faceva Mai dire gol, pareva avviato al grande, inarrivabile show. Poi gli è presa questa voglia di parlarsi addosso e di procrastinare all’infinito il momento di mostrarsi in concreto, di farci vedere quanto vale. Aldo Grasso, critico tv del Corsera.
Sono caustico quanto basta su Celentano e L’isola dei famosi. Adrian è stato un evento, come fotografare un buco nero. Se poi metti insieme L’isola e Adrian vengono fuori due buchi neri... Posso dire con cinismo che se il caso Fogli avesse portato ascolti, almeno ci sarebbe stata una giustificazione a mettere in piedi una cosa così spietatamente delinquenziale, invece non ci sono stati nemmeno quelli. L’Isola è una trasmissione ormai usurata, lo si capiva dall’anno scorso. Conferenza stampa di Antonio Ricci, guru di Striscia la notizia.
Renzo Arbore mi chiamò per L’altra domenica. Il programma era nato in sordina. All’inizio doveva essere una specie di riempitivo della parte sportiva: piccoli sketch, qualche canzone. Qualcuno si accorse della strepitosa bravura di Renzo e della potenzialità che il programma aveva. Fu un successo clamoroso. Isabella Rossellini, attrice e testimonial (Gnoli). la Repubblica.
Non sono sui social perché non avrei tempo per poi leggere giornali e libri, studiare. I social distraggono e soprattutto non sostituiscono il giornalismo. Se finalmente sappiamo un po’ di verità sul caso Cucchi è perché il giornalismo non ha mai smesso di occuparsene. Filippo Ceccarelli, giornalista parlamentare (Concetto Vecchio). il venerdì.
Ho deciso che lavorare con le staminali embrionali era etico. Mira al bene dell’umanità, quindi non farlo non sarebbe etico. Perché il non fare non è un atteggiamento eticamente neutro: sarei responsabile di un danno. Elena Cattaneo, scienziata (Martina Pennisi) Corsera.
Il buon senso è spesso la virtù di chi non ne ha altre. Roberto Gervaso. Il Messaggero.