La Stampa, 24 aprile 2019
L’opera si mette a nudo
Ci risiamo. Sarà magari la primavera, sta di fatto che torna a imperversare il nudo. Non solo per le strade, dove bastano due raggi di sole perché i più giovani, anche se purtroppo non solo i più belli, si (s)vestano come se andassero in spiaggia, ma dove decisamente non te l’aspetti: sui palcoscenici dell’opera. Altro che salotto di nonna Speranza, Carmen vestitissime o Salomè in calzamaglia color carne, spesso anche contenitiva: adesso è tutto un’esibizione di pelle, amplessi e acuti senza vestiti, scene di sesso in deshabillé. Del resto, si è mai visto fare sesso vestiti?
Al San Carlo, Ferzan Ozpetek mette in scena Madama Butterfly e, nel primo atto, Cio-Cio-San e Pinkerton fan vedere quel che di solito si limitano a cantare. Sono Evgenia Muraveva e Saimir Pirgu e, narrano le cronache, se non ci fosse una specie di filo interdentale a nascondere quella che Courbet chiamava l’origine del mondo, il nudo dei due sarebbe integrale. Di certo lei esibisce un notevole topless. Nessuno scandalo fra il pubblico napoletano, però. Sono lontani i tempi della Butterfly cinematografica di Karajan, con infinite polemiche per lo stesso duetto dove Mirella Freni fu giudicata troppo osée (lui era Domingo, che nel video rimpiazzava il Pavarotti audio per ovvie ragioni di stazza...).
Invece all’Opéra Bastille va in scena in questi giorni una magnifica produzione della Lady Macbeth di Mzensk di Sostakovic, del grandissimo regista Krysztof Warlikowski. A Parigi un avviso recita che «certe scene possono urtare la sensibilità dei più giovani come delle persone non preparate» e in effetti alcune persone non preparate, anzi decisamente scandalizzate, ma nessuna giovane, se ne sono andate davanti a scene di sesso assai realistiche e a uno stupro particolarmente brutale, realizzato peraltro con un virtuosismo registico eccezionale. La Lady Macbeth, si sa, si presta, con la sua realistica descrizione di una notte d’amore che tanto irritò Stalin, con conseguenze catastrofiche per il povero Sostakovic; e non c’è volta che non si senta il ghigno del pubblico quando il trombone la conclude con un’orgasmica dissonanza. Però qui si ribaltano i tradizionali rapporti di forza sessuali. È il proletario Sergej a diventare l’uomo oggetto della borghese sposatissima Katerina, che poi però commette il tragico errore di innamorarsene. Quindi di solito è lui a spogliarsi. A Parigi, il tenore Pavel Cernoch cala rapido per la bisogna pantaloni e mutandoni sovietici, ma con il lato B seminascosto da una camicia molto lunga; un paio di mesi fa a Birmingham, in uno dei folli meravigliosi spettacoli «totali» di Graham Vick, il suo collega americano Brendan Gunnell sbucava dal lettone padronale in slip leopardati.
E intanto in questi giorni al Massimo di Palermo viene riesumato un Idomeneo di Pier Luigi Pizzi con uno statuario Nettuno vestito solo del suo tridente, ma così algido, raccontano dalla Sicilia, da non provocare particolari turbamenti. Il punto è ormai che un seno nudo all’opera non fa più storia, è ordinaria amministrazione, normale svestizione. Per avere un titolo sui giornali ci vuole almeno un nudo integrale maschile. E in ogni caso il record spetta al bravissimo Calixto Bieito per un Wozzeck dove la parità dei sessi era totale: i coristi erano nudi tutti, donne e uomini.