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 2019  aprile 24 Mercoledì calendario

A Basilicata e Campania il record di falsi invalidi

Chiariamo subito: una lista puntuale di tutti i furbetti dell’invalidità, dei falsi ciechi che in realtà ci vedono più lungo del consentito e dei finti paraplegici che di mattina sono sulla sedia a rotelle e di sera al campetto di calcio con gli amici, è difficile da stilare. Primo, perché si allunga di ora in ora, grazie ai continui blitz della Guardia di finanza e ai controlli dell’Inps che non vuole (giustamente) passare per fessa di fronte a un esercito di mascalzoni. Secondo, perché la questione è delicata: nel maremagnum dei maleducati che campano sulle spalle degli altri (dove per altri siamo tutti noi, visto che le pensioni e gli accompagnamenti di cui sopra si pagano con i soldi pubblici), c’è tanta gente seria che ha diritto e bisogno di quell’assegno salva-vita. E che ci smena due volte perché le verifiche rallentano gli iter e le frodi sottraggono risorse preziose a chi ne ha davvero necessità. Quindi sì, un elenco puntuale è complicato. Ma non impossibile. Scartabellando i dati dell’ultimo decennio messi in fila dall’Istituto per la previdenza sociale, un’idea del fenomeno ce la si può fare. 

IL BUCO DEL MERIDIONE
Partiamo dalle percentuali. Il 44,8% delle prestazioni per l’invalidità civile tricolore finisce al Sud. Non ci sarebbe nulla di male, lo scriviamo chiaro e tondo per non cadere nel solito equivoco, se non fosse che il rapporto torna poco. Quasi la metà dei finanziamenti se la spartiscono le regioni del Meridione: al Centro-Nord restano appena gli spicci. Questo non significa, ovviamente, che da Roma in giù sia pieno di abusi e a Milano son tutte rose e fiori: differenti condizioni di vita e servizi che latitano fanno il resto. Però i numeri lasciano aperta la porta del dubbio: ogni mille residenti in Trentino Alto Adige vengono staccati appena 26 pensioni assistenziali, quando invece in Calabria si tocca quota 97. Praticamente quattro volte tanto. E dire che al Sud, tabelle dell’Anagrafe alla mano, vive appena il 34,4% della popolazione nazionale: tuttavia tra Campania e Sicilia finisce un assegno di invalidità ogni 15,6 abitanti, mentre nel resto del Paese la media è di uno ogni 23,5. A pensar male si fa peccato, insomma. E infatti gli addetti ai lavori stimano che da Palermo a Sondrio ci siano la bellezza di (almeno) 100mila falsi invalidi, molti dei quali sono stati pizzicati in retate più o meno puntuali messe in campo dalle forze dell’ordine in due tranche di operazioni anti-furbetti. Una nel triennio che va dal 2009 al 2012 e una in quello che va dal 2013 al 2015. Risultato: la prima volta sono finiti sotto le lenti degli ispettori circa 800mila pratiche, la revoca di quelle fasulle ha consentito un risparmio dell’erario di 150 milioni di euro. La seconda ha scandagliato molto meno faldoni, circa 150mila, e ha recuperato altri 13 milioni e 600mila euro. Soldi sottratti al circuito degli onesti che fanno i salti mortali per coprire le spese dell’ospedale e della vita quotidiana. C’è poco di cui rallegrarsi, il malcostume sembra fin troppo generalizzato.

CLASSIFICA REGIONALE
Nemmeno dieci anni fa (era il 2010), l’Inps ha provato pure a mappare le zone dello scandalo. Ed è venuto fuori, ma alla luce di quanto già sottolineato non è nemmeno una grossa sorpresa, che la regione con la quota più elevata di falsi invalidi è la piccola Basilicata: tra Potenza e Matera ci sarebbe, infatti, il 29% del totale italiano. Seguono la Campania con il 25% e la Sardegna con il 18%. Quando poi le Asl della Lombardia si son messe in testa di dare una stretta alle loro pratiche è saltato fuori che, da quelle parti, una verifica su dieci aveva qualcosa da nascondere. Dall’analisi che ha scandagliato un campione di 200mila prestazioni ci si è accorti che il 17% degli assegni elargiti è a rischio: cioè che un invalido su sei, in Italia, potrebbe non avere le carte in regole per chiedere l’aiuto di Stato che (non) gli spetta. Proprio per questo, tra il 2009 e il 2010, sono finiti al macero ben 40mila assegni: e in quell’occasione si era appena alle battute iniziale della lotta all’evasione. Nei primi tre mesi del 2019, infine, le Fiamme Gialle hanno dato il loro contribuito: su 72 controlli effettuati, diciotto persone hanno presentato delle irregolarità. Tuttavia i casi più eclatanti, quelli in cui il beneficiario della pensione è risultato già moro e sepolto, sono stati 230. Della serie, il sommerso è ancora un problema. Specie se si conta che in tutto il Paese ci sono circa tre milioni di invalidi dichiarati (2 milioni e 980mila, per essere precisi). Le indagini giudiziarie procedono a ritmo serrato un po’ ovunque: nel 2014 in Campania quasi 19mila controlli ganno portato alla luce 5.543 irregolarità. Tutte, una dopo l’altra, inesorabilmente revocate di punto di bianco: rappresentavano il 30% di quelle attive. Epidemie di cecità che manco Saramago sarebbe riuscito a immaginare (dall’oculista “vincono” i siciliani che registrano un settimo dei non-vedenti italiani) e contagi di deambulazione che alla fine risorgono come un Lazzaro moderno. Truffaldini, però.