ItaliaOggi, 20 aprile 2019
A Mammola, paesino della Locride (Reggio Calabria), uno scrigno d’arte del 90enne Spatari e dalla moglie Hiske
Da Brera alla Calabria più profonda. Senza ritorno. La storia di Nik Spatari e Hiske Maas, per i calabresi, è ammantata di mistero. «Sai, c’è ’st’artista chi campa sulu ca mugghieri ’nte campagni, ficiru ’na specie i museu…» sai che c’è questo artista che campa solo con sua moglie in campagna, fecero una specie di museo. In realtà, le cose sono molto più semplici di quel che sembrano. Lui, Spatari, pittore, scultore, architetto e artigiano, nasce a Mammola, paesino della Locride, in provincia di Reggio Calabria, famoso anche per i suoi ristorantini dove dall’antipasto al dolce l’ingrediente è uno solo: ’u piscistoccu, ossia lo stoccafisso.
Dopo frequentazioni parigine, tra lo studio di Le Corbusier e quello di Jean Cocteau, l’oggi novantenne Spatari conosce l’olandese Hiske, «nata in una ex fattoria del Seicento», come lei stessa ama ricordare, accademia d’arte ad Amsterdam e studi a Londra, Losanna, Parigi e New York. Un po’ artista, tanto manager. A Milano gestiscono dal 1966 al 1978 la galleria d’arte Studio Hiske in via Solferino, nel cuore di Brera. Nel frattempo cercano nuove esperienze e rimangono catturati da un luogo affascinante, l’ex complesso monastico Santa Barbara, proprio a Mammola: sette ettari di terreno con alberi di ulivi, agrumi e giardini mediterranei. «Menzionato anche come Grancia di San Fantino de Proteriate», racconta Wikipedia, «fu inizialmente basiliano, quindi, tra il 1193 e il 1514, prima certosino e poi cistercense: i certosini richiesero all’imperatore Carlo V la reintegrazione nel feudo e vi rimasero fino all’abolizione della feudalità nel 1808».
Dopo decenni di battaglie burocratiche, e non poche difficoltà nei rapporti con la gente del posto, la strana coppia trasforma un ambiente divenuto nel tempo degradato e ostile in un luogo d’arte: il Musaba o Parco Museo Santa Barbara, un museo privato di arte contemporanea, nella sua storia anche stazione delle ferrovie Calabro Lucane. La folle scintilla scoppia nel 1969 ed è riassunta in un video, una sorta di timeline con tutte le tappe del Musaba (https://issuu.com/hiskespatarimaas/docs/timeline), ma c’è anche un sito fatto benissimo (musaba.org) e una aggiornatissima pagina Facebook.
Tutto per raccontare un luogo che nei suoi spazi testimonia l’arte di Spatari e si fregia di una collezione composta da pitture, disegni e grafiche di Baj, Bertini, Bonalumi, Ceroli, De Filippi, De Lima, De Martinez, Giacometti, Macario, Persico, Ricci, Rotella, Scanavino, Scanga, Schifano, Shiao, Tadini. Già di per sé sarebbe una buona ragione per visitarlo. Aggiungi poi la cosiddetta Cappella Sistina di Mammola: Il Sogno di Giacobbe, un’opera firmata da Spatari di 14 metri, larga 6, alta 9, che si estende nell’abside e nella volta dell’ex chiesa di Santa Barbara, figure ritagliate su fogli di legno leggero (Spatari le definisce «silhouette»), quindi dipinte e poi applicate come rilievi sospesi nell’aria.
E ancora il Musaba ospita sulle pareti del chiostro mille metri quadrati di un mosaico monumentale, una delle più grandi opere musive al mondo. Spatari lo definisce «un tributo alla storia dell’arte di tutti i tempi». Vi lavorano ogni anno, ampliandolo, modificandolo, rifinendolo e alternandosi sotto la guida del padrone di casa, centinaia di studenti di università e di accademie di belle arti internazionali, creando «immagini, scene e simboli che interessano la striscia storica dell’evoluzione delle arti mediterranee, da quella Camuna al Paleocristianesimo e fino alle arti contemporanee, da Antonello da Messina a Picasso». Sembra di rivedere i monaci intenti a fare rifare ogni giorno lo stesso lavoro, allora per la maggior gloria di Dio, oggi più per il godimento di visitatori i quali, qui, respirano arte anche di notte (ci sono undici celle d’arte, ciascuna decorata con murales ispirati all’arte moderna e contemporanea, in cui poter soggiornare).
«Nonostante tanti problemi, qui mi sento a casa. Un sentimento consolidatosi nel tempo. Qui c’è la mia storia, la creazione del Musaba, tanti amici», dice Hiske Maas.
E come tutti i posti un po’ magici, arrivarci non è affatto semplice. «Attenzione, all’arrivo a Mammola, evitate le indicazioni del navigatore, seguite preferibilmente la segnaletica di riferimento», avverte il sito. Come tutto ciò che riguarda la Calabria, il bello te lo devi andare a cercare. E nessuno ti renderà il lavoro più facile.