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 2019  aprile 23 Martedì calendario

Antonio Ingroia: «Io, fermato come Assange. Non ero ubriaco in aereo»

Antonio Ingroia, ex magistrato, è nato a Palermo.
«Ma quale ubriaco, è stato solo un banale litigio». Questa la versione dell’ex pm Antonio Ingroia sull’incidente che lo ha visto protagonista tre giorni fa all’aeroporto Roissy di Parigi, dove è stato costretto a scendere dall’aereo in partenza perché in «stato di ebbrezza». «Una sciocchezza – replica a muso duro dall’America Latina, dove si trova «per lavoro anche nel giorno di Pasquetta» – non ero per niente sbronzo. C’è stata una lite con uno steward per una banale questione di assegnazione di posto. A quel punto il comandante si è vestito di autorità e per difendere un membro dell’equipaggio che si era comportato male si è inventato che ero un pericolo». L’ex magistrato, che in serata ha anche diffuso un video assieme alla moglie per fare «gli auguri ad amici e nemici che diffondono false notizie», ammette comunque che ha reagito urlando. «Ho aperto un diverbio verbale, ma a quel punto ho subito un secondo torto: hanno affermato che avevo bevuto troppo...che poi sarebbero un paio di bicchieri di vino durante il pranzo consumato a terra». Insomma tutto verrebbe derubricato ad una «piccola disavventura». E si paragona a Julian Assange : «Anch’io sono stato vittima di un uso pretestuoso della sicurezza». Disavventura che è solo l’ultima tra le tante che lo hanno visto protagonista da quando ha lasciato la Procura di Palermo. Tanto da finire per accumulare una lunga serie di insuccessi politici e persino guai giudiziari. E dire che tutto era cominciato con ben altri propositi e ambizioni. «Nella mia seconda vita – confessò in un’intervista – metto a frutto gli errori della prima e anche i sacrifici». Nel 2012 decide di lasciare Palermo nel bel mezzo di una delle sfide più ardue (il processo sulla trattativa Stato-Mafia) per volare in Guatemala a presiedere un’unità di investigazione voluta dall’Onu contro il narcotraffico. Una missione rapidamente sopraffatta da un’altra cocente folgorazione, quella per la politica. Con l’ambizione di arrivare addirittura a Palazzo Chigi. Candidato premier con un cartello che andava dall’Idv ai Comunisti Italiani mette il suo nome sotto il simbolo di «Rivoluzione civile», che però si ferma intorno al 2%. Non più fortunata la successiva esperienza di «Azione civile». Lasciata definitivamente la toga, dopo una fulminea esperienza ad Aosta, inizia la sua vita di amministratore e avvocato. È il governatore Rosario Crocetta a volerlo alla guida della società regionale Sicilia e-Servizi. Ma l’esperienza finisce malissimo. Con i suoi ex colleghi di Palermo che lo indagano per peculato con l’accusa di aver pagato esose note spese per cene in ristoranti e alberghi a cinque stelle. Segue anche il sequestro di beni per 150 mila euro. Anche il ritorno di fiamma della politica è un flop. Nel 2018 il movimento Popolo per la Costituzione, fondato con Giulietto Chiesa racimola appena lo 0,02%.
«Solo due bicchieri»
La difesa: avevo bevuto soltanto due bicchieri di vino a terra, la lite
è stata per il posto
Oggi Antonio Ingroia fa il legale a tempo pieno. Ma oltre a difendere cause nobili, come quella dei familiari dell’urologo Attilio Manca, morto forse per ordine di Provenzano, o dell’ex direttore di Telejato Pino Maniaci, non disdegna di assistere anche personaggi collusi con la mafia. Come nel caso di Benedetto Bacchi, il re delle slot-machine, accusato di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio. O ancora Raffale Valente e il romeno Victor Dombrovski, accusati di aver riciclato all’estero il patrimonio di Ciancimino. Sui giornali ci è finito anche per le storia d’amore con l’attuale compagna, l’imprenditrice argentina Giselle Oberti. Da anni vive a Roma senza scorta, mentre a Palermo può ancora contare solo su pochissimi amici ed ex colleghi. Gli ultimi due post sul suo profilo Facebook sono una foto insieme al Papa e soprattutto i suoi ringraziamenti per i sostenitori che ancora lo ricordano per le sue inchieste antimafia e hanno comprato mezza pagina su un giornale per fargli gli auguri per il compleanno «La tua scorta siamo noi».