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 2019  aprile 23 Martedì calendario

Ritratto di Luca Morisi, spin doctor di Salvini

Chi conosce Luca Morisi e il suo rapporto con Matteo Salvini se li immagina benissimo che sghignazzano: un’altra provocazione andata a segno, l’ennesima, tanto che in questi anni s’è perso il conto delle ondate di indignazione causate dalle sortite social del leader della Lega. Non c’è mai stato un filo di imbarazzo né di pentimento nella premiata coppia della macchina da guerra (comunicativa) del Carroccio 2.0, perché l’unica stella polare che li ha sempre guidati è mantenere la centralità nel discorso pubblico, costringendo gli altri ad inseguire. Anche stavolta chi si aspettava scuse contrite si sbagliava: non sono arrivate e anzi, Salvini l’ha liquidate annoiato alle solite contestazioni della sinistra rosicona, buonista eccetera eccetera.
Morisi, 46 anni, originario di Mantova, laurea in Filosofia con il massimo dei voti, poi un dottorato e fino a quattro anni fa professore a contratto all’università di Verona (corso di Laboratorio di informatica filosofica), è considerato uno degli artefici principali del successo di Salvini. Era statoconsigliere provinciale della Lega Nord dal 1993 al 1997, poi la sua attività politica era scemata nel corso degli anni per far posto a quella professionale, da consulente alla comunicazione e al marketing sul web. Il suo rapporto con Salvini nasce su Facebook, guarda un po’.
«Ebbi una specie di innamoramento per lui – raccontò in passato – dovuto alla constatazione della sua enorme capacità di gestire il talk show. Ricordo che fu il primo a farsi vedere con l’iPad da Bruno Vespa e a me suscitò una certa curiosità, da appassionato della comunicazione. Era un periodocomplicatissimo per la Lega, travolta dagli scandali. Nonostante non fosse coinvolto direttamente, ci metteva la faccia». Il primo incontro fra i due avviene nel settembre del 2012, dopo alcuni scambi di mail (sempre su Facebook). All’epoca Salvini aveva 18mila fan sul social più famoso, adesso ne ha 3 milioni e mezzo.
Nel 2015, quando immaginare Salvini vicepremier sulla carta e uomo più potente del Paese nella realtà sembrava fantasia, Morisi spiegava che i social, per com’erano fatti, esprimevano al meglio “il puro spirito salviniano”. Il successo che già si cominciava ad intravedere era solo farina del sacco di Salvini – si schermiva – perché «lui è così, mixa la dimensione privata e ludica con quella politica, è la sua forza antipolitica. Non aderisce alla ritualità del palazzo e poi – disse Morisi, preveggente – Salvini ha un’anima grillina ben sviluppata. Il target della nostra audience sui social media per una parte significativa si sovrappone con i 5 Stelle e riesce a esprimere una forte spinta antisistema. Parlo di una sorta di esistenzialismo salviniano, perché più delle categorie per lui conta l’Io, la persona, il suo è un po’ il pensiero debole contro l’istituzionalità di leggi e parlamento».
Con il proprio socio Andrea Paganella (insieme fondarono la “Sistema Intranet srl"), Morisi è stato messo sotto contratto dal Viminale, mentre in passato la società fu beneficiata da richieste di consulenza di asl lombarde. I due erano al tavolo delle trattative per la scrittura del contratto di governo con l’M5S: per dire che sono molto di più che due semplici collaboratori. Salvini si fida ciecamente e altrettanto ciecamente li ha sempre difesi dagli attacchi, anche interni al partito, quando ce n’è stato bisogno. Il mitra a Pasqua, a ben vedere, rientra perfettamente nello stile comunicativo morisiano-salviniano: buttare il sasso, a volte nascondere la mano, darsi di gomito, tastare il terreno, vedere l’effetto che fa, dar voce alla pancia e agli istinti, dire e non dire, far intendere, rompere gli schemi del politicamente corretto anche solo per il gusto di farlo. Ecco, alla fine di tutto c’è un fatto: Morisi – pacatissimo e gentile “dal vivo” – si diverte da morire a fare quello che fa, nascosto dietro a uno smartphone o un pc.