Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 23 Martedì calendario

I due gorilla in posa per il selfie

Si chiama photobombing ed è quella forma di vandalismo fotografico consistente nel piazzarsi in mezzo a un’inquadratura all’insaputa di chi scatta il selfie rovinando l’effetto globale. Alle volte l’intento è goliardico, spesso narcisistico, talora involontario. Quest’ultimo caso è molto frequente quando si tratta di animali che si piazzano davanti alla telecamera per curiosità e vandalizzano lo scatto. Càpita con i gatti, che sono notoriamente soci di maggioranza di Facebook con Zuckerberg.
Ma da ieri anche i gorilla si candidano a star dei social. Prendete la foto scattata da Mathieu Shamavu, una guardia antibracconaggio del Virunga National Park in Congo. Un banale post dal posto di lavoro, se poi lui non fa il commercialista mica è colpa sua. E dietro a Mathieu ecco comparire tre suoi compagni di lavoro: al centro, in fondo, un collega umano; ai lati, più vicini, due gorilla molto ma molto compresi nella parte di modelli: impettiti, di tre quarti, le zampe divaricate, il petto (e la pancia) all’infuori, lo sguardo fisso alla telecamera, un principio di «boccuccia». Non per niente sono due femmine. La prima, quella più a sinistra, pare si chiami Ndakazi (l’altra è Ndeze), si direbbe avere le mani in tasca. Forse cerca quella Camel da pacchetto floscio che le starebbe bene arrampicata sul labbro inferiore.
La foto è toccata da quella grazia, da quell’incanto di un momento irripetibile, e non per niente è diventata virale in tutto il mondo. I quattro sembrano amici che stanno parlando di donne durante una passeggiata in montagna. Stanchi, soddisfatti, pieni di quella confidenza maschia da spogliatoio di calcetto, anche se le gorilla sono delle «lei». Di più: sembrano una rock band nella pausa di una sessione di prove. Nessuno sorride, nessuno è triste o arrabbiato, tutti hanno lo sguardo serio da copertina. Ndakazi – quello che fuma anche se non lo sa – è il solista, il leader della band.
Bella così. Anche se un pensiero ci visita: che l’uomo in certi suoi rituali pop diventi tanto sciocco da rendere infinitesimale la distanza dalle bestie. Che ci guardano con la quieta pazienza riservata agli sciocchi. Ehi, Ndakazi, hai mica una Camel per noi?