Il Messaggero, 23 aprile 2019
La brutta fine di Antonio Ingroia
Ha banalizzato Bacco – e questo è peggio di un errore, è un crimine – l’ex pm Antonio Ingroia, e attuale non-si-sa-che-cosa, anche se avvocato e reduce del più gustoso pasticcio pseudo-rivoluzionario, quello della mancata Rivoluzione Civile con cui pensava (da sobrio?) di cambiare il mondo. E che risate.
Ha fatto torto a Bacco il povero Antonino perché, come diceva Gianni Brera, sommo giornalista e grande estimatore di vino e di whisky, bisogna distinguere tra «il cultore del buon bere» – che fa onore a Bacco e ha lo sguardo fermo e «un’altra forma di lucidità» – e il «beone», «impresentabile e tremolante». Che non fa onore né a se stesso né al Dio alcol. Un piccolo personaggio così è quello a cui è stato impedito, all’aeroporto di Parigi, di salire sul velivolo per l’Italia. «Lei no, dottore Ingroia», gli hanno detto allo scalo di Roissy: «Si dia un contegno e torni quando ha smaltito la sbornia, in queste condizioni le impediamo l’imbarco».
IL SACERDOTE
Sarà stato ubriaco, l’ex magistrato-cilecca, il sacerdote dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia, l’improbabile leader politico con parentesi guatemalteca prima di scendere in campo per risalirne subito dopo battuto e rifiutato, l’indagato per appropriazione indebita, per la somma dei flop di cui ha disseminato la propria biografia? E la parabola della star di ogni giustizialismo, poi giustiziato dalla pochezza della sua epopea, ora fa registrare questa sorta di discesa agli inferi della bottiglia (più di una?) mal bevuta dall’inventore di quel ballista di Ciancimino junior e di altre derive senza approdi, da questa icona dell’antimafia sbugiardata poi messo a capo da Rosario Crocetta di Sicilia e-Servizi (con esiti disastrosi per il funzionamento del web della regione).
SAVONAROLISMI
La sua parabola è emblematica. Basta dare un’occhiata superficiale alla storia del nostro Paese, per accorgersi che gli italiani fanno presto ad invaghirsi del Girolamo Savonarola di turno, e fanno anche presto a disfarsene. Alla fine del Quattrocento, il frate domenicano si presentò al popolo fiorentino come il moralizzatore di una chiesa simoniaca e corrotta e di una società lasciva e viziosa, per fondare una Nuova Gerusalemme mondata dal vizio e dal peccato. Conosciamo l’infausto destino a cui andò incontro il «profeta disarmato», come lo definì Niccolò Machiavelli. Ma no, basta: il piccolo Ingroia non merita paragoni così. Ha solo brandito l’etica pubblica, pasticciando con la morale privata. E si è bevuto tutto.
C’è l’uomo forte che riesce a bere e bere senza mai sbronzarsi, per esempio Socrate, Confucio e in parte anche Stalin. C’è il personaggio forte che è perennemente ubriaco, come Pietro il Grande e, si narra, come Alessandro Magno che conquistò il mondo allora conosciuto «immerso in una sorta di foschia» (come ha scritto Mark Forsyth in Breve storia dell’ubriachezza).
Per non dire di Winston Churchill. Era solito tenere un bicchiere di whisky sulla propria scrivania, mentre non terminava pranzo e cena senza aver sorseggiato champagne e brandy, e il suo genio tra una sorsata e l’altra si moltiplicava. Mentre in Italia, scendendo di livello ma non fino al livello Ingroia, restano gustosi i giochi di parole riguardanti Giuseppe Saragat, di cui si diceva «fa l’alzabarbera», invece dell’alzabandiera, e il cui destino era «cinico e bar».
E Antonino? Un passo falso dietro l’altro, più le cene palermitane al Gran Hotel Villa Igea e in altri posti chic e spese ricreative per oltre 37mila euro che, secondo in suoi ex colleghi della Procura di Palermo, avrebbe dovuto pagare di tasca sua. Sempre ubriaco? «Ubriaco mai», è il suo nuovo grido di battaglia. Ingroia ora si difende in un video lunare postato su Facebook dal Sudamerica, con sullo sfondo il mare e la moglie Gisella al fianco. «La disinformazione regna sovrana in Italia, non è successo niente all’aeroporto, è tutta una fake news». Porta gli occhiali scuri da sole l’ex pm, mentre fa il suo annuncio annunciando querele a raffica. E chissà se dietro le lenti si possono vedere le occhiaie prodotte dalla bevutina.